di Emanuele Trementozzi
Giancarlo Giulietti, detto Lallo, da quando è andato in pensione ha potuto finalmente realizzare uno dei suoi sogni: partire alla volta dell’Ecuador e del Brasile per aiutare le popolazioni locali e dare loro sollievo. Ottenendo in cambio la cosa più bella che c’è: un semplice sorriso.
Ciao Lallo, per una volta mi permetto di darti del ” tu “. Troppo importante e encomiabile quello che stai facendo per trincerarsi dietro un formalismo inutile.
Assolutamente d’accordo. Lo spirito delle mie missioni è quello di avvicinare i popoli e dare loro sollievo nel limite delle possibilità. Partire da un rapporto conviviale e informale sta alla base del mio lavoro.
Partiamo da cinque anni fa. Lallo Giulietti va in pensione e….
E posso finalmente realizzare uno dei mie grandi sogni: partire in direzione Brasile per dare il mio modesto contributo alla crescita della popolazione locale. A Belo Horizonte mi do da fare come allenatore di calcio presso due asilo nido e mi occupo di insegnare loro l’attività fisica in generale. Quindi decido di dedicarmi anche all’Ecuador insieme alla Comunità di Capodarco di Fermo, che 17 anni fa fondò una piccola fabbrica di scarpe a Penipe, in provincia di Rio Bamba.
Raccontaci un po’ la splendida realtà di questa fabbrica. Modelli innovativi di gestione e sistema economico solidale.
L’inizio della mia collaborazione con questa fabbrica avviene grazie a Luciano Bassetti, titolare della stessa e mi occupo inizialmente della gestione generale e dell’invio del materiale. Per fare questo passo sei mesi in Ecuador e sei in Italia. Qui a Civitanova infatti mi occupo del reperimento delle risorse e dell’invio del materiale che poi verrà lavorato in Ecuador. Da quando è iniziato questo mio impegno abbiamo costruito un nuovo tetto, tolto definitivamente l’Eternit che nuoce gravemente alla salute, rifatto il pavimento e iniziato la produzione delle Clark; modello di scarpe che sta tornando di moda. La gestione generale dell’azienda avviene attraverso una cooperativa e il sistema dell’economia solidale. Non ci rifacciamo al modello classico capitalistico con un padrone e tanti operai; in Ecuador gli stessi operai ( circa 20 ) gestiscono la cooperativa e questo permette loro di crescere professionalmente e dare la possibilità ai figli di poter studiare.
A Penipe vivi in un ambiente particolare e ti avvali del grande sostegno di alcune persone molto speciali. Vero?
Sicuramente. Mi avvalgo dell’opera fondamentale di Don Vinicio di Capodarco e di Padre Cajme. Il paese è molto povero e sorge su di un vulcano che è tornato in attività da pochi anni. Questo è un grande problema per la presenza della ” Cenisa “, la polvere derivante dalle eruzioni che provoca gravi problemi alle vie respiratorie e alla salute generale degli abitanti. Noi cerchiamo di offrire assistenza medica oltre che formazione professionale orientata all’imprenditorialità, basata su sistema solidale. Personalmente vivo nella Casa della Caridad Francescana, che ospita circa 30 bambini con handicap mentale e fisico ed è gestita dalla suore francescane del luogo. Esse preparano tre pasti al giorno, lavano, stirano. Gli stessi portatori di handicap, una quindicina, fanno parte della squadra di operai della fabbrica.
L’avvento di Correa come Presidente sembra aver dato un minimo di slancio al Paese. Pensi sia possibile esportare il modello dell’economia solidale in Europa?
Correa, ha dato vita ad una lotta serrata contro la corruzione e lo sfruttamento delle risorse da parte degli americani. Ma non credo sia possibile esportare quel modello in un mondo come il nostro dove il capitalismo esasperato la fa da padrone e il rapporto lavorativo è basato sullo schema padrone – operaio. Quei posti sono molto poveri ma la nostra opera è intesa a migliorare la loro condizione di vita. Viviamo come loro, mangiamo come loro; ci facciamo accettare e apprezzare per il nostro modesto contributo solidale. Ricevendo in cambio la cosa più bella che esista: un semplice sorriso. Oltre che amicizia e affetto
C’è qualcuno da ringraziare per quello che riuscite a fare in Ecuador?
Sicuramente. La Bassetti e la Falk di Civitanova Alta che con il loro sostegno tecnico, di materiale e di campioni ci aiutano nella produzione. Riceviamo rispettivamente 150 e 230 paia di scarpe, fondamentali per il nostro lavoro. Ringrazio Andrea Pianpiani per aver disegnato il campionario dei modelli per la fabbrica. Inoltre i nostri sponsor e sostenitori: Fabrizio Peroni ( Presidente di Civitanova 2000 ), Umberto Matteucci, il Dott. Francesco Valentini e il Dott. Roberto Calisti. Infine le Farmacie Comunali e Carlo Bruscantini che ci hanno donato medicinali e materiale per i bambini della Casa della Caridad
Tornando al Brasile, a Belo Horizonte. Qualche tempo fa avete portato avanti un’iniziativa lodevole. Ce la vuoi raccontare?
Certamente. Con Giulio Silenzi, Presidente della Provincia e Erminio Martinelli,Sindaco a Civitanova, abbiamo organizzato delle cene sociali con annessa vendita all’asta di quadri di artisti locali. Il ricavato di circa 23mila euro è stato destinato a Belo Horizonte con la collaborazione fondamentale dell’ ” Associazione Condividere “, per la costruzione del primo piano di un asilo nelle favelas più povere. Inoltre abbiamo venduto le copie del libro fotografico di Carla Martelli, che ci ha gentilmente messo a disposizione e il ricavato lo abbiamo destinato a San Paolo del Brasile.
Siamo in chiusura Lallo. Progetti futuri?
I primi di Gennaio ripartirò per Penipe, in Ecuador. Ma nel frattempo abbiamo costituito un’altra associazione ” Amina, noi per l’Eritrea “. Il sogno della stessa è raccogliere fondi da destinare alla realizzazione di un poliambulatorio in quelle zone dell’Africa. Il sodalizio è presieduto da Alessandro Vallesi e fanno parte dello stesso: Antonella Sglavo ( in qualità di tesoriere ), Orietta Cesetti ( in qualità di segretario ), Giulio Silenzi, Martina Martinelli, Giuseppina Sorichetti e il sottoscritto. L’ennesima avventura solidale cui andiamo particolarmente orgogliosi.