Di Rinaldo Gianola
Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, ha appena terminato il direttivo della Cgil. Bisogna parlare del voto di Mirafiori, della Fiat, della proposta sulla rappresentanza. Ma al leader della Cgil chiediamo subito un pensiero sui 5400 lavoratori di Mirafiori.
Camusso, cosa dice a quegli operai?
«A nome mio e di tutta la Cgil voglio ringraziare tutti gli operai di Mirafiori, quelli del sì e quelli del no. In questi giorni mi ha molto colpito la grande vicinanza dei lavoratori e la richiesta che venisse difesa la loro dignità. Anche quando dicevano che avebbero votato sì perchè preoccupati del futuro, lo hanno fatto con coraggio, senza chinare la testa. Questa dignità, questa compostezza sono valori di cui dobbiamo essere fieri».
Cosa l’ha colpita del caso Mirafiori?
«Mi ha colpito negativamente l’ingiustizia che il mondo esterno ha caricato sui lavoratori di Torino, come se dal loro voto dipendessero il modello di sviluppo, l’orizzonte del lavoro, la strategia degli investimenti, le nuove relazioni industriali. E mentre si caricava sulle spalle degli operai questa responsabilità enorme, gli altri, dal governo alla politica, si sono divisi come tifoserie. Non avendo una straccio di idea su sviluppo, politica industriale, diritti, il paese ha preferito fregarsene le mani».
Quale insegnamento dobbiamo trarre dal voto di Torino?
«Intanto spero che il voto faccia riflettere tutti: Fiat, Confindustria, governo… Sì, continuo a pensare che bisogna partire dal governo, perchè ha fatto il tifoso, ha assunto un atteggiamento fideista verso la Fiat. Basta che l’amministratore delegato dica una cosa perchè ne consegua la certezza che succederà… In realtà, e possiamo dirlo con più forza, Fabbrica Italia resta un mistero. Qual è la strategia? Dove sono i modelli? Gli unici volumi che crescono in Fiat sono quelli della cassa integrazione mentre altrove, qui vicino, aumentano i volumi di produzione ».
Cosa si attende dal governo?
«Se fossimo in un paese normale con un governo normale mi aspetterei che,dopo il risultato di Mirafiori, fossero convocati impresa, sindacati, istituzioni per porre un problema: siete proprio sicuri che la soluzione per dare futuro alla Fiat, all’ industria, siano il comando, l’autoritarismo? In un paese normale con un governo normale, direi che nel caso Fiat c’è un vulnus della democrazia. Non solo si vuole cancellare l’organizzazione più rappresentativa, cioè la Fiom, ma si impedisce al 47,5% dei lavoratori non iscritti ad alcun sindacato di esprimere un voto sulla rappresentanza in fabbrica. È una violazione dei diritti fondamentali».
Come giudica il voto operaio?
«C’è un dato significativo, chiarissimo. Nei quattro seggi del montaggio e neidue della lastroferraturaha vinto il no e sono i reparti dove saranno applicati i punti più penalizzanti, come quelli delle prestazioni e degli orari, dell’accordo del 23 dicembre. Il tema non è che ci dobbiamo ricordare, come ha detto qualcuno, che la Fiom ha impiegati e operai metallurgici. Il problema è di riuscire a capire dove l’accordo cambia duramente le condizioni materiali dei lavoratori ».
Come andrete avanti adesso? La Fiat tornerà presto in Confindustria ha detto la presidente Marcegaglia…
«Mi pare una lettura un po minimalista dei problemi: non coglie che un sistema di relazioni tra associazioni di impresa e sindacati che aveva funzionato, oggi viene sabotato. Se questo meccanismo si rompe e oggettivamente si rompe dopo Pomigliano e Mirafiori, io mi pongo il problema di come riconsolidare la rappresentaza dei lavoratori come soggetto. Chi pensa di farci sparire dalle fabbriche ha un’idea autoritaria delle condizioni di lavoro e sogna regole separate. Spero che sia possibile rimettere insieme una convenzione generale perchè noi subiamo un vulnus democratico ma Confindustria non resterà al riparo, ne pagherà le conseguenze».
La Cgil ha una proposta sulla rappresentanza, come finirà?
«Sento l’urgenza di definire un nuovo accordo sulla rappresentanza e la democrazia, mi auguro che il parlamento comprenda la necessità di agire partendo dal diritto universale al contratto per i lavoratori. Se ci sarà una nuova legge spero che alla Fiat di turno non sia consentito giocare sui diritti di rappresentanza».
Adesso c’è lo sciopero del 28 gennaio della Fiom. Cosa farà la Cgil?
«Avevo già dato il mio pieno sostegnoalla Fiom. Il direttivo Cgil ha deciso di impegnare tutta l’organizzazione per sostenere lo sciopero dei meccanici del 28 che è parte integrante delle azioni Cgil nella battaglia per la democrazia e il lavoro».
Il suo incontro con Maurizo Landini…
«Abbiamo parlato di Mirafiori, le nostre valutazioni sono concordi».
Non è stata delusa dai giudizi della politica e in particolare della sinistra sul voto di Mirafiori?
«In molti, al governo e nei partiti, non si sono neanche posti il problema di capire cosa stava succedendo. Hanno preferito credere a Marchionne e scaricare la responsabilità sui lavoratori di Mirafiori perchè tutto questo sarebbe un’inevitabile conseguenza della globalizzazione. È sorprendente come anche all’opposizione ci siano novelli alfieri che fanno proposte su come dovrebbe cambiare il movimento sindacale, e in particolare la Cgil,ma non sono in grado di dire cosa devono fare loro».v