Mi rigiro tra le mani un piccolo manufatto ricavato da un dente di tricheco, è una piccola foca: bellissima, essenziale. Me la regalò il professor Zavatti per un mio compleanno di tanti anni fa; da allora è tra i miei ricordi più preziosi.
La nostra biblioteca porta il nome di questo grande esploratore che aveva ordinato e messo insieme per primo quello che fu il nucleo della biblioteca della città.
Quando ero bambina passavo molto tempo in quelle sale vecchie ( la biblioteca era ubicata in un’ ala del comune) spesso deserte, sempre silenziose. I momenti indimenticabili sono però legati ai racconti del ‘professore’, quando mi portava nelle sale del museo polare, mi metteva su una sedia e, avvicinandomi alle bacheche, mi raccontava dei suoi viaggi: le Svalbard, la Groenlandia, la Lapponia, il Canada artico. Con la sua bella voce calda mi raccontava di questi popoli lontani, gli usi, i costumi, come cacciavano, come sapessero sopravvivere senza tecnologia. Le sue erano bellissime lezioni di sociologia, antropologia culturale, storia e, naturalmente, geografia.
Silvio Zavatti è stato un grande esploratore del mondo artico; gli anni di marina lo avevano portato in quei luoghi lontani, dei quali si era innamorato e dove era tornato con la testardaggine dell’appassionato e la profondità dello scienziato. Aveva raccolto un patrimonio di oggetti di uso comune e artistico, quaderni su quaderni di appunti, annotazioni, riflessioni. Questo patrimonio unico di conoscenza, lui l’aveva dato in dote alla nostra città, ma la Civitanova del boom economico non aveva tempo per il fondatore dell’Istituto Geografico Polare, dell’unica rivista di genere ‘Il polo’ , non aveva tempo per questo colto e profondo signore che voleva una collocazione opportuna di questo tesoro che ne permettesse una fruizione moderna al pubblico.
Le amministrazioni di allora, con una scandalosa miopia culturale, non seppero valutare la portata di quel museo unico al mondo e, con sua grande amarezza, gli negarono per troppo tempo, una dignitosa collocazione. Credo che accettasse con profonda malinconia, perlomeno all’inizio, l’ospitalità della città di Fermo, che prese in carico quello splendore di testimonianze culturali e scientifiche.
Da domani lo ricordano con un convegno, una mostra e un’opera musicale; così la città di Fermo comincerà la celebrazione del ventennale del Museo Polare Silvio Zavatti. Sono certamente celebrazioni degne ed opportune per un grande uomo che ci aveva onorati della sua amicizia e che la città non seppe riconoscere.