TASI, IL GOVERNO APRE SULLE SANZIONI

soldi-bancaLa risposta del sottosegretario Zanetti. Applicabile lo stop previsto dallo Statuto del contribuente per «l’incertezza» delle regole
ANCORA INCERTEZZE. A motivare la mossa è il caos delle scadenze decise dai Comuni ma vanno chiariti i limiti entro i quali scatta la tutela

Il Governo apre all’idea di stoppare le sanzioni per i contribuenti che pagheranno in ritardo la Tasi inciampando in una delle tante incertezze in cui si è avviluppato il nuovo tributo sui servizi indivisibili.

L’indicazione arriva dal sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, che rispondendo a un’interrogazione (primo firmatario Gian Mario Fragomeli, Pd) nel question time in commissione Finanze alla Camera sostiene la possibile applicazione al caso-Tasi dell’articolo 10 dello Statuto del contribuente (si veda anche «Il Sole 24 Ore» di ieri), secondo il quale interessi e sanzioni «non sono irrogati quando la violazione dipende da obiettive condizioni di incertezza» delle regole fiscali. E nella Tasi, fra girandole di date e diluvio di aliquote e parametri decisi a livello locale, le «obiettive condizioni di incertezza» non mancano certo.

Le più importanti riguardano prima di tutto il calendario. Con il decreto di proroga (Dl 88/2014) pubblicato martedì sulla «Gazzetta Ufficiale», e con la norma parallela inserita nel decreto Irpef in corso di conversione al Senato, la Tasi va pagata entro il 16 giugno solo nei 2.181 Comuni che hanno visto pubblicate le proprie delibere entro il 31 maggio nel censimento ufficiale del dipartimento Finanze. In tanti di questi Comuni, però, le Giunte sono state invase dalle domande e dalle proteste dei contribuenti all’affannosa ricerca di certezze, e hanno finito per decidere “proroghe” locali. Tra le ultime città a muoversi in questo senso si contano Brescia (slittamento della scadenza al 12 luglio), Mantova (31 luglio), Piacenza e Ferrara (entrambe al 30 giugno), mentre nei giorni scorsi Bologna aveva spostato tutto al 31 luglio.

Un rinvio in blocco è stato invece deciso nei Comuni della Valle d’Aosta, che nella quasi totalità hanno approvato una “delibera-fotocopia” per spostare le scadenze al 31 agosto: una decisione corale per protestare contro i continui ripensamenti nazionali (da quelle parti delibere e regolamenti erano pronti a febbraio), ma anche per provare a inviare ai contribuenti moduli pre-compilati su Tasi e Tari. In altri casi, le delibere non si sono mai adeguate al calendario nazionale, e hanno indicato per l’acconto Tasi i termini più diversi, come avvenuto per esempio ad Ancona (16 settembre), Bari (16 dicembre in soluzione unica), Venezia (21 luglio) e a Vicenza, Pordenone e Lodi (16 luglio).

Di fronte a un ginepraio del genere, una parola di chiarezza da parte del Governo sembra inevitabile, anche perché in alcuni casi i Comuni hanno indicato direttamente in delibera le date successive al 16 giugno, in altri hanno invece deciso una disapplicazione generalizzata delle sanzioni mantenendo però in delibera la scadenza “ordinaria”. Questa seconda strada apre a qualche rischio soprattutto per le amministrazioni locali, che potrebbero vedersela contestare dalla Corte dei conti.

In un quadro così frastagliato, arriva l’indicazione offerta ieri dal sottosegretario Zanetti, secondo il quale alla Tasi è «applicabile» la norma blocca-sanzioni prevista dallo Statuto del contribuente. Un passo in più, però, sarebbe altrettanto utile, anche per indicare fino a quando, e in quali casi, le penalità si fermano. Anche perché, come ricorda la stessa risposta di Zanetti, quando si è trattato di fermare le sanzioni per il saldo Imu del dicembre scorso (il 16 giugno scade il termine per sanare i versamenti insufficienti), travolto da un tasso di incertezza simile a quello attuale della Tasi, è intervenuta una legge, e lo stesso è accaduto per la maggiorazione Tares.

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