BANKITALIA, NELLE MARCHE IMPATTO PEGGIORE RISPETTO AL PAESE

Domanda interna in leggera ripresa (+3,2%), produzione stabile, arresto della caduta di investimenti delle imprese, frenata della flessione dei prestiti (-0,7% a marzo 2015), più transazioni edilizie (+1%) e occupati (1,6%). Rispetto al quadro negativo di novembre, il rapporto della Banca d’Italia sull’andamento dell’economia marchigiana mostra ora segnali positivi che sono ancora “molto deboli” e fanno pensare più a un “rimbalzo ciclico” che a una ripresa solida. E’ ciò che emerge dai dati illustrati dal direttore della sede di Bankitalia di Ancona Gabriele Magrini Alunno e da Giacinto Micucci e Pasqualino Montanaro, dell’ufficio studi. Nel 2014 il pil si è ridotto (-0,4%) e l’export è salito del 7,5%, ma solo dell’1,9% senza scambi farmaceutici infragruppo. L’impatto complessivo della crisi è stato maggiore nelle Marche che in Italia.

Il brusco calo delle esportazioni marchigiane in Russia nel 2014 (-17%) ha fatto diminuire di oltre un punto percentuale il trend dell’export regionale e penalizzato soprattutto i comparti di calzature (-3,1%) ed elettrodomestici (-3,6%). Lo scorso anno l’export è cresciuto del 7,5% e dell’1,9% al netto dei trasferimenti farmaceutici infragruppo (20% del totale). Hanno fatto da traino i prodotti petroliferi, grazie alla riattivazione della raffineria Api, i tessili e d’abbigliamento (8,7%), i mezzi di trasporto (6% grazie alla nautica da diporto) e i meccanici (+1,9%). In calo i mobili (-6,3%). L’export verso l’area euro è cresciuto del 14,1% mentre quello verso l’Europa centro-orientale è crollato (-15%). E’ rallentato l’aumento di esportazioni verso l’Asia (+5%) e risultato in calo verso gli Usa, -3,2% dovuto soprattutto alla meccanica.

Investimenti e una crescita dimensionale delle imprese sono i fattori chiave per consolidare i segnali positivi ma ancora deboli che l’economia marchigiana ha registrato negli ultimi mesi. “La ripresa c’è – ha spiegato – ma è molto debole e assomiglia più a un rimbalzo ciclico che alla fine di un periodo complesso e difficile di riduzione dell’attività produttiva. I segnali sono positivi per credito, occupazione ed export ma sono molto deboli e richiedono interventi, politiche e investimenti perché siano rafforzati e diano stabilità a questo tipo di ripresa”. Il calo d’investimenti è stato più accentuato che altrove: per le infrastrutture, tra il 2010 e il 2012, si è speso l’1,9% del pil contro il 2,5% dell’Italia. E anche gli imprenditori che nel 2014 avevano ripreso ad investire, quest’anno prevedono di spendere meno. “Fondamentali sono le aspettative – ha osservato Magrini Alunno – e l’incertezza che permane: nelle Marche mancano investimenti importanti come nuove linee di produzione. Le stampanti in 3D che stanno arrivando adesso”. “Serve – ha concluso – un salto in avanti delle imprese che devono crescere ancora per avere più solidità anche per competere sui mercati internazionali ed essere meno soggette alle fluttuazioni”.
FONTE ANSA

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