E’ stato il film Room a dare il via agli appuntamenti del martedì per ila mese di aprile con il CECCHETTI D’ESSAI , una rassegna che il pubblico premia con una massiccia presenza in sala. Una scelta coraggiosa e non convenzionale. Questo vale per ogni film finora proposto con punte massime come Fuocoammare per il quale è stato necessario ripetere lo spettacolo ben due sere di seguito. È toccato poi appunto a “ROOM” che ha incantato i numerosissimi spettatori con una storia originale raccontata attraverso immagini intense e suggestive. Al punto che questa sera, uscendo dal Cecchetti ho guardato il cielo con gli occhi di Jack. In fondo anch’io ero uscita da una “stanza” come il piccolo protagonista di “Room”. Il film tratto dal romanzo dell’irlandese Emma Donoghue parla di una giovane donna segregata per anni in una stanza con il suo bambino. E’ evidente il riferimento a fatti di cronaca di cui si è parlato molto, come quelli di Natasha Kampusch o Josef Fritzl.
Ma in Room è l’invenzione cinematografica, che fa la differenza con la cronaca, il colpo di scena che porta madre e figlio fuori dalla “stanza.”Jack per la prima volta a 5 anni guarda il cielo in tutta la sua immensità e gli alberi, gli animali, le cose del mondo. Non sarà semplice nè per la madre nè per il bambino vivere nel mondo fuori dalla “stanza”, il loro rapporto fino a quel momento simbiotico dovrà cambiare.
Lasciare la “stanza” nel film è una metafora del momento in cui si esce dall’infanzia e si cammina verso l’indipendenza. Una metafora che cinematograficamente Room è riuscito a rendere pienamente.
Ecco perchè per un attimo uscendo dal Cecchetti non solo a me, ma a tanti, sarà capitato di guardare in su’ verso il cielo con gli occhi di Jack.