Attingendo un po’ dalla fantasia e molto dalla realtà una
nostra giornata tipo con il supporto della tecnologia robotica più avanzata forse diventerebbe più facile: un robot amico non ci farebbe stare troppo tempo davanti all’armadio per scegliere cosa indossare, saprebbe già come è il tempo fuori, conoscerebbe la nostra agenda e quindi sceglierebbe per noi
l’abbigliamento più adatto a coniugare incontri e meteo.
Nella macchina che si guida da sola potremmo leggere le mail
e mandare messaggi senza incorrere in multe. Al lavoro, sempre che si abbia ancora un lavoro e che non si sia stati sostituiti da un umanoide, qualsiasi tipo di domanda troverebbe risposta in pochi secondi. Lo spuntino arriverebbe con un drone che magari fa una sosta con noi cantandoci una canzoncina e non dovremo neanche ringraziare per la cortesia. Qualsiasi attività sportiva pratichiamo ci farebbe da personal trainer e stimolatore indefesso tanto che potremmo arrivare a essere tentati di alienarlo, magari con la complicità del robottino che nel frattempo ci ha sistemato la casa e fatto la spesa ed è pronto a fare il baby-sitter per i nostri figli o a giocare con loro se si chiama Icub, il robot presentato al salone del libro di Torino, alto un metro, per circa 20 kg di peso e dalle
sembianze di un bambino di 4 anni con le mani di metallo, due telecamere al posto degli occhi, due microfoni al posto delle orecchie e uno speaker come bocca, creato dall’Istituto di Tecnologia di Genova.
Il rapporto sulla quarta rivoluzione industriale parla di 7 milioni di posti di lavoro in meno nei prossimi 5 anni, a fronte di un aumento di 2 milioni negli ambiti dell’ingegneria, architettura, media, computer e servizi. E’ in atto il processo di “disoccupazione tecnologica” teorizzato già nel 1930
dall’economista John Maynard Keynes e il dibattito attuale è orientato sulla prospettiva della collaborazione e della coesistenza tra uomo e macchina. E’ indiscusso che la robotica e l’automazione semplifichino e velocizzino i processi produttivi, siano di grande sostegno alle attività umane e insieme portino a un notevole risparmio economico. La scienza mira a ottenere un sempre più alto livello tecnologico,
ad affinare le possibilità non solo manuali ma anche cognitive delle macchine, ma arriveranno a sostituire definitivamente l’essere umano, a provare le nostre emozioni, i nostri disagi, le fragilità, le insicurezze, ma anche le nostre spavalderie, le passioni, gli entusiasmi?
Gli esperti sostengono che le conseguenze di questo processo
porterà a un ulteriore discrimine sociale e l’esempio, che ora appare paradossale, è nell’ambito della salute: i più poveri si cureranno con i robot, i più ricchi si rivolgeranno ai medici.
“Mi sento che non sto al passo coi tempi”, il #cosechesidicono di questa settimana forse nasce da un banale cambio di
cellulare mentre intorno ci accade ben altro.