da Paola Giorgi, vice Presidente Assemblea Legislativa Marche Consigliere Regionale IDV riceviamo e pubblichiamo:
“Un’ eccellenza culturale della Regione Marche è sicuramente costituita dai 71 Teatri Storici, tra cui il Teatro Annibal Caro di Civitanova Marche, restaurati e in attività, grazie ad un forte impegno della Regione Marche che, attraverso la cosiddetta “Legge Terzo Millennio”, la LR 43/98, stanziò ben 100 miliardi delle vecchie lire, soldi pubblici, per il recupero del patrimonio dei Beni culturali della Regione, nell’ambito dei quali i teatri, per la loro unicità, per il loro forte valore culturale e sociale, per il grande potenziale di attrazione turistica, costituirono una priorità.
Un teatro è un bene della Comunità, svolge una funzione sociale e culturale primaria, che oggi viene messa a repentaglio dalle scelte scellerate di un Governo nazionale che continua scientificamente a tagliare risorse destinate fino a soffocare il sistema culturale e dello spettacolo dal vivo in Italia e mettere in seria difficoltà chi si trova a gestire politiche e progetti culturali o spazi destinati alla cultura; perché Berlusconi conosce bene il pericolo che il sapere ed il pensare costituiscono per il suo progetto di potere.
Un teatro ha costi di gestione e sicurezza elevati, che ricadono sulla proprietà, sul gestore e sulle compagnie che ci lavorano.
Possono le difficoltà economiche giustificare l’uso non consono di un bene della comunità, soprattutto quando questo bene è un teatro?
Il Dott. Elisei ci ricorda che anche il Teatro Carignano di Torino viene noleggiato per matrimoni, ma il sito del Carignano ci informa che si può pronunciare il “si” in palcoscenico e consumare il buffet nella Sala delle Colonne, non nella Sala del Teatro…. , basta comunque andare al Teatro delle Muse, in Ancona, dove si può organizzare un rinfresco, anche per matrimonio, ma presso il Salone delle Cerimonie.
Ci viene anche ricordato che la ditta che affitterebbe il teatro per le nozze vip investe molto in sponsorizzazioni per manifestazioni cittadine, e di questo va sicuramente reso merito, ma il mecenatismo protegge le arti, protegge chi le esercita e protegge i luoghi ad esse destinate.
Credo che il Teatro vada sostenuto per la sua essenza: il teatro è rito e il rapporto tra rito e teatro è in continuo sviluppo, dagli albori di questa disciplina fino ai giorni nostri, ma qualunque sia il punto di arrivo di questo percorso, per chi ama il teatro e chi vive il teatro e di teatro, la sacralità di questo luogo è il punto di partenza.
Il teatro non è nuovo al confronto con la forza e il potere del danaro, ma il teatro, quello autentico, non ha mai ceduto e anche in situazioni difficili, nelle quali è geneticamente abituato a vivere, ha continuato con rigore intellettuale la sua missione e chi ha l’onere e l’onore di gestirne le sorti non può tradirla.
Da Civitanova a Torino, passando per Ancona, concludo con un cenno a Palermo, dove, sull’architrave del meraviglioso Teatro Massimo, svetta un’ epigrafe , di anonimo, che ci ricorda che “Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire”.