Da quando la passata amministrazione ha soppresso l’attività dell’Esattoria, gestita dalla Società Civita srl,, ritenendola non “più conveniente”, il malcontento della cittadinanza è andato sempre in crescendo, dal momento che in quel provvedimento viene ravvisata una palese violazione dei criteri di riscossione dei tributi erariali e comunali, in base ai quali le spese di riscossione devono far carico all’ente impositore. Venendo meno, con un certo stupore, quella possibilità di versamento, è stato giocoforza provvedere al pagamento del tributo relativo alla R.S.U. non più in Esattoria, che ovviamente era gratuito, ma unicamente a mezzo Banca delle Marche o servizio postale, con conseguenti spese di commissione, seppure di modeste entità. Quali gli aspetti che sono stati disattesi?
“Il decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, art. 52, comma 5, lettera c) – sostiene , con assoluta puntualizzazione il rag. Francesco Aprea, una vita trascorsa negli uffici tributari – dice testualmente che <...l’affidamento di cui alla precedente lettera b) (ossia della riscossione), non deve comportare oneri aggiuntivi per il contribuente >. Ne deriva che in base a quanto è stato attuato, sia stato palesemente negato un diritto del cittadino”
Da parte del rag. Aprea, che ha raccolto il malumore di numerosi concittadini, convinto come tanti che non devono essere mai trascurate le situazione di precarietà economiche di molti nuclei familiari, delle quali spesso alcuni si fanno paladini, ma il più delle volte solo a parole, non solo l’evidenziazione di un malumore di persone che si sentono trascurate, ma dei precisi suggerimenti quali: “…la riscossione diretta, vedi I.C.A – precisa Aprea – utilizzando il servizio di Tesoreria Comunale, oppure mediante bollettini di c/c MAV”.
E’ scontata la raccomandazione che viene fatta agli amministratori in carica per il superamento del disagio al quale si è fatto cenno.