A modo suo è stato un personaggio, a volte scomodo, per la schiettezza delle sue argomentazioni, a volte utile in quanto era solito mettere a nudo le carenze e i guasti che venivano compiuti a danno più che altro del decoro cittadino e dell’ambiente. E’ stato una vita legato al mondo della caccia come guardia venatoria e responsabile locale di alcune fra le più importanti associazioni venatorie, quali la “Libera Caccia”, per un lunghissimo periodo, poi della “Federazione italiana della caccia”, per cui era molto conosciuto negli ambienti venatori a livello provinciale e regionale. Ma, nelle situazioni, più complesse, era solito rivolgersi alle strutture nazionali dove c’era sempre qualcuno disposto ad ascoltarlo per via della sua riconosciuta esperienza nel settore.
Uno dei meccanici di biciclette e scooter più conosciuti della città, attività che portava avanti nell’officina di via Foggia, 5, che fungeva anche come ufficio per il disbrigo delle pratiche venatorie. Il suo rapporto con la meccanica, per via delle esperienze che aveva portato avanti sin dalla giovane età, era straordinario, per cui veniva sempre a capo in qualsiasi situazione di guasti meccanici lievi o di una certa entità. Quando c’era qualche riparazione da fare, non si perdeva in chiacchiere e non c’era argomento che lo potesse distrarre, cosa che invece era solito fare nelle pause libere quando parlava volentieri di politica e aveva sempre da ridire qualcosa nei riguardi di quello o tal’altro amministratore e, per la verità, cambiava spesso opinione.
Quasi sempre in bicicletta per gli spostamenti fra casa e “bottega” e cioè fra via Cavallotti e inizi di corso Vittorio Emanuele, per immettersi nella brevissima via Foggia, così rumorosa per via del transito dei treni sulle vicine rotaie. Di buona salute fino a qualche mese fa, poi le avvisaglie di un male incurabile e quindi la mote: era nato nella nostra città il 22 febbraio 1933 e abitava in via Cavalloti, 54, una via per la quale si era più volte interessato per la soluzione di alcuni problemi di parcheggio e di limiti di velocità. Fino all’ultimo è stato assistito dalla moglie, signora Roberta Pettinari, e dalle figlie Loretta, Stefania e Paola. A loro, ai generi e ai nipoti, Maicol, Giada, Mirko, Alessio e Asya, le più vive condoglianze.
Ci lascia, dunque, un amico, un amico di tanti, una persona che nonostante la scarsa preparazione scolastica, dal momento che la sua infanzia non è stata facile, sapeva dare risposte precise alle pratiche della caccia, il più delle volte aiutato da quegli amici che avevano più dimestichezza con carta e penna: del resto lui aveva sempre le mani unte di grasso e nere di lavoro, ma sapeva suggerire sempre ciò che si doveva dire e fare, disponibile comunque ad ascoltare altre verità che faceva ben volentieri sue. Mancherà e, senza retorica, un commosso grazie