LA VERITA’ NON DETTA SU BANCA MARCHE…

La parabola, o meglio il dramma, inizia dalla mancata vendita della Banca Marche a Banca Intesa a “3.06 euro per azione” che tradotto avrebbe rappresentato una ricaduta sul territorio di oltre 3 miliardi mentre ora abbiamo una perdita conclamata di 1 miliardo, cifra che potrebbe raddoppiare in un secondo tempo se si farà un aumento di capitale causato dalle tante sofferenze che possono diventare insolvenze della Banca e che con il lento sviluppo economico possono andare in perdita.
Chi furono i protagonisti della non vendita?
Le Fondazioni, in primis la Fondazione Cassa di Risparmio di Macerata
Spacca (allora governatore delle Marche)
Università di Ancona
Sindacati con in testa la Cgil

Tutto questo con la motivazione teoricamente giusta che la Banca apparteneva al territorio. Solo che chi doveva garantire l’integrità della banca ovvero i poteri che la gestivano, non hanno svolto questa funzione ma anzi, l’hanno distrutta danneggiando il territorio.

Chi erano i poteri che decidevano i membri del consiglio di amministrazione, cioè coloro che avevano il potere reale dentro la Banca?
Erano le Fondazioni di Macerata, Jesi e Pesaro in accordo con i poteri economici e soprattutto con le Associazioni degli Industriali e le “Associazioni segrete” (se non eri massone difficilmente venivi nominato in un consiglio di amministrazione della Banca delle Marche). Questi uomini dovevano garantire il buon funzionamento della Banca e aiutare lo sviluppo del territorio, lo sviluppo della piccola impresa e della grande impresa. Invece, dai risultati acquisiti che sono sotto gli occhi di tutti, si evince che la Banca è di fatto fallita, e gli aiuti rilevanti sono stati solo “per gli amici” in un sistema che vedeva nel direttore Bianconi il capo supremo della mala gestione (giusto per usare un eufemismo. Sarà la magistratura ad accertare altri reati) e negli uomini del consiglio di amministrazione, “burattini” in mano al direttore generale che faceva passare in consiglio di amministrazione ogni pratica, anche quelle che erano impossibili da finanziare con cifre altissime, decine di milioni, con una strana efficienza dove in alcuni consigli si impiegava una media di 40 secondi per analisi e decisioni delle pratiche di finanziamento presentate.
Erano tutti sprovveduti?
Difficile solo pensarlo, evidentemente vi erano altre valutazioni, altri interessi, altri condizionamenti che determinavano le scelte che qualsiasi persona di buon senso non avrebbe mai avallato.
Oggi la banca non viene salvata ma vengono azzerati gli investimenti fatti dal territorio su acquisto di azioni e di obbligazioni subordinate. Più di 40mila azionisti si ritrovano senza nulla in mano (tra questi moltissimi sono coloro che avevano investito in azioni il lavoro di tutta una vita, la propria liquidazione). Per non parlare poi delle obbligazioni, cioè del debito della Banca nei confronti dell’utenza che non viene rispettato, viene cioè azzerato e questo è ancora più assurdo perché non solo la banca non paga gli interessi ma non rida’ nemmeno i soldi dati (cioè viene azzerato il capitale che hai investito). Non era mai accaduto prima. Ad oggi si dice che si sono salvati i dipendenti, tutta l’occupazione, ma nel contempo si dice che la Banca verrà venduta e ristrutturata e pertanto è difficile pensare che venga anche qui garantita tutta l’occupazione da parte di chi comprerà e inevitabilmente ristrutturerà.
Difronte a quanto detto, ognuno può fare le proprie considerazioni, ma è innegabile che la Banca è stata gestita da “intrallazzatori ed affaristi” e che i gruppi dirigenti della economia marchigiana (associazioni industriali in primis ma anche associazioni artigiane) hanno espresso un livello di rappresentanza mediocre volto all’interesse personale e non collettivo con danni incalcolabili verso l’economia del territorio e di chi credendo nella Banca “del territorio” ha visto andare in fumo i risparmi di tutta la vita. In pratica ci si è comportati peggio dei peggiori politici.

4 risposte

  1. Angelo Gattafoni ha detto:

    E’ gradita la pubblicazione di nomi e cognomi dei responsabili con, in grassetto, quelli di Civitanova.

  2. Lidia Iezzi ha detto:

    ora il problema e’ che difronte a tutto questo chi e’ responsabile deve pagare fino in fondo,tutti i responsabili debbono pagare.

  3. Claudio Voltolini ha detto:

    Condivido in toto, dico quel che dice l’articolo da anni e non ho sentito uno solo dei membri delle Fondazioni fare il mea culpa. Tutti continuano a scaricare su altri le proprie responsabilità. Finché non c’è assunzione di responsabilità non può esserci nemmeno chiarezza.

  4. Angelo Gattafoni ha detto:

    Commento un pò tardivo. Senza nomi. E il “Forum Eurosuole” vanto di Civitanova??!!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *