Il secondo incontro con il prof. Roberto Mancini (nella foto) nel partecipatissimo ciclo dei Martedì dell’Arte, è stato dedicato a San Francesco, nato ad Assisi nel 1182, in particolare agli aspetti della sua vita, trascorsa inizialmente ad Assisi in una famiglia agiata la quale alla nascita lo battezzò con il nome di Giovanni, ma venne successivamente chiamato Francesco, per il fatto che la sua mamma era di origine francese.
A un punto della sua vita, si dice a undici anni, chiese di fare la tonsura ecclesiastica che consiste essenzialmente nel taglio di cinque ciocche di capelli, come simbolica forma di rinuncia al mondo da parte dell’aspirante religioso. Si spogliò da abiti e da agiatezza e trovò nella chiesa uno spazio materno di accoglienza, accostandosi al Vangelo che non considerò “un libro – si dice – ma una forma di vita” considerandosi “figlio di Dio”, caratteristica che dovrebbe riguardare tutta l’umanità, convinto che “il cuore delle persone vuole una felicità più grande”.
Il prof. Mancini si è soffermato sulla chiesa del santo, che praticamente è andata avanti nel Medio Evo, in cui alla civiltà feudale, nella quale il clero era il gruppo più importante, in uantquantoquantoquanto oltre a occuparsi di religione ha avuto anche funzioni politiche, si imponeva quella borghese, classe sociale che si afferma con la rivoluzione industriale. Tutta una serie di puntualizzazioni da parte del relatore riferendosi al convincimento del santo patrono nazionale come quella che “il peccato è un debito “, che “il vangelo ci chiede la misericordia”, “di fare il meglio per gli altri”.
Fra gli episodi della vita del santo, quello di aver raggiuto la Terra Santa nel corso della quinta crociata, proponendo al Sultano, nel corso di un incontro, di porre fine alle ostilità in Egitto, cedendo Gerusalemme ai crociati. Un qualcosa che sta succedendo ai nostri giorni con la preghiera del Papa Francesco di sospendere la guerra che sta mortificando il Medio Oriente.
In conclusione della sua profonda relazione, il prof. Mancini si è soffermato sulla “Sorella Morte” che San Francesco incontrò il 3 ottobre 1226, all’età di 44 anni, assieme alla quale ha inteso compiere “il ritorno alla comunità di Dio”. (v.d.s.).