Un teatro Cecchetti stracolmo per lo spettacolo teatrale “Capelli al vento” omaggio a Joyce Lussu brillantemente interpretato da Rosetta Martellini che a Civitanova Marche ha dato vita, nell’ambito delle “giornate democratiche”, ad uno spettacolo denso di emozioni. Dopo la presentazione e i ringraziamenti di rito del segretario del Pd Giulio Silenzi, l’attrice Martellini ha intrattenuto il pubblico con un’ora e mezzo di monologo ben costruito, robusto, dedicato a Joyce Lussu. Con “Capelli al vento”, la Lussu è una donna che emoziona, che commuove, che incanta e tocca le corde giuste. In scena 86 fiori -tanti quanti gli anni che ha trascorso intensamente su questa terra- formano una sorta di prato fiorito, una vita. Vengono raccolti segnando il tempo che passa.
La bambina di 9 anni che a Firenze viene picchiata da uno squadrista perché scrive sui muri “Viva la repubblica” .
La madre, imprevedibile e imperfetta, ma così accogliente, il padre che sapeva dire “ho sbagliato” e che non l’aveva battezzata per non imporle superpadri eterni o meno che anche a lei apparivano vetusti e dannosi.
Il suo essere donna, sfida e gioiosa e aggressiva, il suo essere compagna del mitico Mister Mill, lo scapolo irriducibile, Emilio Lussu, il suo essere madre che cerca la bilancia giusta tra l’amore personale e la vita ideale.
Joyce che riceve la medaglia d’argento al valor militare per avere partecipato alla Resistenza e il generale che le doveva appuntare la medaglia al petto (circonferenza toracica 1 metro e 10 centimetri su una donna bellissima!) ha quell’attimo di esitazione che non giova all’eloquenza..Un racconto esilarante.
Joyce che viene chiamata a tenere comizi e che chiede di essere affiancata da altre donne, le donne che più ama, quelle semplici, piene di passione e di umanità, ma pervase di malinconia.
Joyce che conosce e traduce il poeta turco Nazim Hikmet, al quale viene dedicato un ampio spazio sia biografico che poetico.
Di Hikmet condivide la semplicità, segue il consiglio di adoperare, nelle traduzioni, ma Joyce lo farà proprio anche per la sua produzione poetica, soltanto parole concrete, non ambigue, quelle che si usano tutti i giorni e che capirebbe anche un contadino analfabeta.
Con Hikmet, Joyce impara un metodo per scoprire altre poesie e altri mondi, nel percorso viene citata la poesia “Con occhi asciutti” del poeta rivoluzionario che diventerà presidente dell’Angola, Agostinho Neto.
Ma che cos’è la poesia? Si chiede Joyce. Non è un problema difficile da risolvere, la poesia è una menzogna detta con estrema convinzione e passione, che aiuta a risolvere e superare anche questioni più strettamente personali come un tradimento!
Ma Joyce è anche una ricercatrice di storia e leggende popolari che racconta con la propria prospettiva ironica e tagliente, come la storia del lago di Pilato, sui Monti Sibillini, nelle Marche, e la sorgente della Madonna del Telaio, dove incontriamo una Madonna che è innanzitutto madre e donna.
E tocca anche punte e stile quasi da fiaba nera con la storia del cigno e delle due gemelline Tineke e Marike, dove magicamente riesce a inserire la sua visione femminile con leggerezza e incisività insieme.
Infine Joyce è donna ormai alla fine dei suoi giorni, quasi cieca, ma ancora con una mente fervida, lucida che guarda avanti e che le fa dire che quando prenderò la rincorsa per il grande tuffo nell’aldilà quello che non perderò per strada sicuramente è la luce e il calore del mio futuro vivente.
E per la sua morte consiglia: “non ci sarà bisogno di piangere, sono vecchia e la mia vita l’ho vissuta come l’ho voluta io. Nessuno me l’ha imposta. Ho lottato e mi sono difesa come un leone”.
E l’ultimo fiore verrà allora raccolto e riposto insieme a tutti gli altri, perché nulla di ciò che lei ha vissuto e detto , possa essere disperso.
Sul mazzo di 86 fiori si potrà finalmente ricordarla con gioia e serenità perché lei continuerà a svolazzarvi intorno, travestita da lucciola e da farfalla, o saltellando sulle stelle, o giocando allo scivolo con le sibille.
Straordinario anche Andrea Mei con la sua musica, suonata dal vivo durante tutto lo spettacolo. A concludere la serata un’intervista alla scrittrice Antonietta Langui che ha raccontato della sua amicizia con Joyce.