Ẻ convinzione generale che finché esisterà la danza, si parlerà sempre di Enrico Cecchetti, un personaggio conosciutissimo in tutti i luoghi del mondo nei quali il balletto, ogni tanto, illumina di vita quell’arte fatta di musica e movimento. Un po’ meno se ne parla nella nostra città, il borgo natio del grande maestro, anche se la danza è entrata magicamente di recente nelle sue tradizioni culturali, con tutto il fascino che spettacoli del genere portano con sé.
Di Enrico Cecchetti se n’è parlato recentemente in un appuntamento culturale di raffinata importanza, in occasione del secondo incontro di grafologia “Civitanova nelle firme dei grandi dalla A alla Z: C come Enrico Cecchetti (1850-1928)”, a cura di Alvise Manni, che si è tenuto nell’aula magna del Liceo di Scienze Umane “Stella Maris” in via Saragat, 50, gentilmente messo a disposizione da quell’ente scolastico, il cui direttore scolastico, Marco Pazzelli, ha collaborato attivamente anche all’allestimento della rassegna. Premesse importanti, pertanto, per un avvenimento che doveva richiamare quei concittadini normalmente attenti a queste manifestazioni intellettuali, ma la risposta è stata alquanto tiepida e francamente ingiustificata.
I presenti, comunque, hanno trascorso un paio d’ore, passate con la fretta che caratterizza gli avvenimenti che propongono interesse e bellezza, ascoltando la dotta ricostruzione artistica e didattica di Enrico Cecchetti, e di tutta la sua famiglia, fatta dalla storica Livia Brillarelli, arricchita, senza alcuna esagerazione, dagli apporti di due giovani grafologhe, Maika Gabellieri e Domenica Marseglia.
Alla Brillarelli, quindi, il compito di illustrare i momenti di vita e di spettacolo del grande maestro, anche attraverso le immagini, in splendide fotografie in bianco e nero, alle due grafologhe l’impegno di descrivere il personaggio sulla base della sua scrittura, segno intangibile di ogni espressione umana. Ne è venuto fuori uno straordinario profilo artistico, il carattere, la genialità, e tanto altro ancora, di un artista e di un uomo che il destino ha fatto nascere nella nostra città e che poi è diventato un patrimonio culturale di intere generazioni, che hanno legato la loro vita al balletto e così sarà per sempre.
Il rammarico, nel concludere, per il fatto che dell’avvenimento non tentiamo di fare una sintesi di quanto è stato detto nel corso delle dotte relazioni, dal momento che ogni tentativo potrebbe alterare quel delicato insieme di argomenti e annotazioni scientifiche che hanno caratterizzato le relazioni proposte. E questa è un’ammissione soprattutto di rispetto nei riguardi di quanti hanno promosso con passione e intelligenza l’avvenimento.
Nella foto: (da sinistra), prof. Marco Pazzelli, Livia Brillarelli, Maika Gabellieri e Domenica Marseglia.