Una cospicua minoranza di giovani, ama mettere a rischio la propria vita facendo abuso di alcolici. Diverse ricerche hanno rilevato che l’abuso si manifesta prevalentemente a partire dall’età adolescenziale, ponendo, inoltre, l’accento sul fatto che ‘l’iniziazione’ può avvenire persino ad otto anni. Si tratta di giovani che quasi mai si possono considerare affetti da una qualche forma di psicopatologia. Ciò nonostante rimangono rapiti da questo “incanto stregato”. Come scrive in una poesia Baudelaire: “Il vino la più sordida stamberga sa rivestire di un miracoloso lusso e crea favolosi porticati dentro l’oro del suo vapore rosso come un tramonto in cielo annuvolato”. Tuttavia questo ‘compare’ in apparenza così magnanimo, così abile a partorire paradisi artificiali, è così volubile da non permettere di comprendere fin dove è possibile apprezzarlo e dove iniziare a spregiarlo. Nelle Scritture si afferma che vino e serpente colpiscono nella stessa maniera. Di fronte alla discrepanza tra i propri appetiti e ciò che il mondo è disposto ad offrire, ognuno deve stabilire se ciò che incontra nella vita avrà lo statuto di oggetto di piacere oppure quello di dispiacere. Ciascuno deve fare le sue scelte. Perché se è vero che da un canto la società, attraverso l’educazione, tenta di far sì che la ricerca del piacere si coniughi con il benessere, tuttavia non possiamo far finta di non vedere che, nello stesso tempo, essa alimenta il mito di un’euforia perpetua. La pubblicità ci mostra individui felici, corpi perfetti, ambienti raffinati, oggetti meravigliosi. Mai come oggi la ricerca del piacere è stata così illusoriamente alimentata a discapito d’ogni altro bene. I nostri giovani si trovano così di fronte ad una cultura schizofrenica, una cultura che dice nello stesso tempo sì e no. Invece di essere d’aiuto essa si palesa come una sorta di Giano bifronte, che nella sua ambiguità rende problematica ogni esperienza di moderazione, ogni equilibrio delle tensioni, ogni riduzione omeostatica dell’eccesso. Questo limite interno alla nostra cultura impone allora ancor di più la necessità di una scelta personale, il ricorso a ciò che rimane del proprio libero arbitrio. Ognuno deve sentirsi responsabile del modo con cui “il principio di piacere” dovrà coabitare con “il principio di realtà”. Calcolando, ad esempio, quando è giunto il momento della prudenza ed evitare che l’appagamento si trasformi in malessere, che un soave servitore si trasformi in un selvaggio tiranno.
CURRICULUM
Vincenzo Luciani è laureato in Psicologia presso la Facoltà di Psicologia dell’ Università degli Studi di Roma. Iscritto presso l’Albo degli Psicologi della Regione Marche, presso l’elenco degli Psicoterapeuti della Regione Marche. E’ membro della Scuola Europea di Psicoanalisi e dell’ Associazione Mondiale di Psicoanalisi. E’ autore di numerose pubblicazioni. Attualmente è Direttore Consultorio Familiare Zona 13