I lavoratori dell’istituto di riabilitazione Santo Stefano si sono dati appuntamento il 30 Ottobre 2021
per un sit in di protesta indetto dal sindacato di base Cobas – Santo Stefano -, davanti ai cancelli d’ingresso della struttura di Porto Potenza Picena, per mettere a conoscenza l’intera cittadinanza “delle inaccettabili politiche accaparratrici di una direzione aziendale che sempre più sfacciatamente, grazie al complice silenzio delle istituzioni, guarda al proprio profitto.
Alla direzione di Kos Care, società che vanta ricavi per 631 milioni di euro nel solo 2020, non è bastato infatti aumentare il proprio volume d’affari con la regione Marche del 25% negli ultimi 14 anni, a fronte di stipendi dei lavoratori fermi al 2007.
E non è bastato aver applicato nel 2013 un contratto che rappresenta una vergogna nazionale, nella sua natura di vero e proprio abuso nei confronti dei lavoratori, ai quali è stato imposto un
ingiustificato aumento dell’orario di lavoro a parità retributiva, oltre ad una scandalosa discriminazione salariale per tutti gli infermieri, fisioterapisti e o.s.s. (assunti dopo il 2013) che si
ritrovano con una retribuzione del 20% inferiore a quella dei colleghi di pari livello.
Oggi, come ringraziamento per l’esemplare condotta di questi lavoratori durante l’emergenza Covid-
19, la direzione impone turni di servizio studiati ad hoc per tagliare personale, attraverso una diminuzione dei giorni di astensione dal lavoro. Viene inoltre diminuita l’assistenza rivolta ai degenti sia da un punto di vista quantitativo (minore minutaggio assistenziale), sia da quello qualitativo (la fase del “passaggio delle consegne” tra un turno e l’altro, ovvero lo scambio di informazioni clinico-assistenziali di fondamentale importanza per l’assistenza, non è più
riconosciuta di fatto, salvo 7 minuti comprensivi del “cambio della divisa”).
Ma non è tutto. I lavoratori del Santo Stefano di Porto Potenza Picena, stanchi di questa intollerabile situazione, si sono auto-organizzati come sindacato di base. Il Cobas – Santo Stefano è ad oggi il sindacato con più iscritti nella sede di Porto Potenza Picena. Nonostante ciò, la direzione rifiuta un qualsiasi tipo di confronto/riconoscimento di questa nuova realtà, manifestando in tal modo non solo una totale mancanza di rispetto nei confronti di 90 lavoratori, ma anche una preoccupante deriva autoritaria, arrogandosi il diritto di scegliere i sindacati con cui interloquire.
Per quanto riguarda il ruolo delle istituzioni regionali, riteniamo assolutamente inadeguate e irrispettose le promesse fatte ad oggi dalla giunta regionale Acquaroli, con le quali ancora si parla (dopo ben 14 anni di stallo) di “quantificare le risorse economiche effettivamente disponibili, per capire se e quali margini vi siano per il prosieguo del confronto”.
Riteniamo inoltre inaccettabile il silenzio della giunta regionale sulle politiche adottate da Kos Care nei confronti dei lavoratori.
La Regione Marche ha dimenticato il suo inalienabile ruolo di garante della sanità convenzionata? E per quale motivo, dopo anni di tagli al costo del lavoro, Kos Care non dovrebbe sborsare neanche un centesimo per porre rimedio all’iniquo trattamento dei propri dipendenti?
Il Cobas – Santo Stefano – vuole avviare, con la manifestazione di oggi, una mobilitazione che avrà fine soltanto quando vedrà riconosciuto il suo diritto di rappresentare i lavoratori che, in totale libertà, hanno scelto di aderirvi.
Al tempo stesso, questa mobilitazione non avrà fine finché non verranno riconosciuti diritti negati
da troppo tempo, quali parità retributiva con la sanità pubblica, ritorno alle 36 ore settimanali,
corresponsione degli arretrati per l’intero periodo di stallo contrattuale (che non sia l’elemosina dei 1000 euro per 14 anni di mancati aumenti prevista dall’art. 54 della preintesa sulla Sanità privata.”