Anche la Chiesa a San Marone resta muta davanti alla scia di violenza in cui è piombata Civitanova
Muta o ammutolita. Di certo, una voce forte e chiara non si è alzata dall’altare, in occasione della celebrazione per San Marone. L’omelia che accompagna la celebrazione religiosa nel giorno del Santo Patrono è sempre stato un momento di riflessione per la città, un momento in cui Civitanova si guardava allo specchio, accompagnata dalle parole di chi officiava il rito. Memorabili le prediche dell’ex Vescovo di Fermo, Luigi Conti, scomparso nel settembre del 2021. Spesso ha fustigato i devoti assiepati nella chiesa di Cristo Re e i politici in prima fila, per indurli a riflettere sul senso della vita. Conti conosceva la città e si appellava al suo carattere aperto e generoso mettendola però in guardia dalle pulsioni egoistiche, egocentriche, invitandola a guardare oltre l’edonismo e il consumismo, criticandone i comportamenti quando questi erano concentrati sull’apparire piuttosto che sull’essere e quando stridevano con i valori cristiani dell’accoglienza e della tolleranza. Memorabile fu l’omelia dove invoco’ una pacificazione degli scontri politici difronte alle emergenze della città. Conti conosceva la forza e la vivacità dei civitanovesi, eppure vedeva anche lo scivolamento verso le derive morali cui tutta la società è sottoposta. È mancata, quest’anno la sua voce. E’ mancata una voce autorevole della Chiesa che mettesse di nuovo Civitanova davanti allo specchio dopo i fatti drammatici di un’estate accompagnata da due omicidi, da notti segnate da aggressioni e risse e, sullo sfondo, un preoccupante consumo e spaccio di droga, che da anni scorre in città ed è flagello di tante, troppe famiglie. Ebbene, l’omelia pronunciata nella chiesa di Cristo Re martedì scorso, non dal Vescovo ma dal vicario pastorale Don Giorgio è scivolata velocemente sopra questo contesto. Pochissime parole dedicate al dramma della morte e della droga. “La città ha vissuto giorni non facili, noi vi abbiamo pensato nella preghiera”. Un accenno, veloce, che ha evidenziato la mancanza di parole riflessive chiare come fa il Papa o aveva fatto il vescovo Conti che con le sue riflessioni costringeva Civitanova, senza sconti per il parterre di personalità che lo ascoltava. Ma, sono cambiati i tempi, ed evidentemente anche i personaggi e lo spessore degli stessi e la Chiesa è rimasta muta e ammutolita, proprio nel momento in cui sarebbe stato necessario per il bene della città per il bene di tutti alzare la voce.