TENTATA VIOLENZA PRIVATA, CONDANNATO DIRETTORE AMAT. “RINUNCIA AL ROSSINI DI CIVITANOVA”. SI VA IN APPELLO

È stato condannato ad un mese e 10 giorni di reclusione il direttore dell’Amat (associazione marchigiana attività teatrali) e di recente Presidente nazionale di A.R.T.I. Associazione delle Reti Teatrali Italiane, Gilberto Santini. Il giudice del tribunale di Ascoli Barbara Bondi Ciutti lo ha riconosciuto colpevole di tentata violenza privata con una condanna anche al risarcimento dei danni e al pagamento delle spese legali in favore di Danila Celani, socia accomandataria di Synergie Teatrali di Ascoli. La vicenda prese avvio da una denuncia presentata nell’estate del 2019 in quanto Santini avrebbe minacciato la Celani di cancellare i contratti sottoscritti con l’Amat se non avesse rinunciato alla stagione teatrale dell’azienda Rossini di Civitanova in quanto in quell’anno a Civitanova vi era una doppia stagione teatrale nata dal conflitto tra l’Azienda Teatri retta dal presidente Santori e l’assessorato alla cultura retto all’epoca dall’assessore Maika Gabellieri. Infatti al cartellone dell’Azienda Teatri (dove erano state inserite le rappresentazioni di Synergie Teatrali), l’assessore Gabellieri tramite l’Amat volle affiancare un’altra stagione teatrale organizzata dall’assessorato. Fu un conflitto alquanto ridicolo (due stagioni teatrali in un unico Teatro) che infiammò il dibattito politico a Civitanova sulla contrapposizione tra l’assessorato e l’azienda che operava nella sua autonomia non condivisa però dall’amministrazione Ciarapica. L’avvocato di parte civile Giulio Natali si è associato alla richiesta di condanna del pubblico ministero Donatella Di Bernardino. Gilberto Santini ha espresso rammarico per l’esito del procedimento di primo grado e ha dichiarato sin d’ora che ricorrera’ in appello avverso la sentenza in questione non appena saranno pubblicate le motivazioni.
Santini ha commentato “intendo precisare da subito che il verdetto odierno interviene nel momento in cui il sottoscritto ancora non sa quali proprie presunte parole siano all’origine dell’addebito né con quali finalità siano state pronunciate. Continuo comunque a confidare nella giustizia e nel fatto che l’esito finale del procedimento possa in ultimo rivelare l’infondatezza di ogni addebito a mio carico“.

 

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