Chi ha paura della bandiera della Pace? Ciarapica! Un surreale e avvilente dibattito quello andato in scena l’altra sera durante il consiglio comunale di Civitanova dove il sindaco Ciarapica ha cercato in tutti i modi di arrampicarsi sugli specchi pur di dimostrare l’indimostrabile e tenere il punto nonostante la maggioranza del consiglio avesse già deciso e con addirittura il presidente del consiglio Fausto Troiani che si era lasciato uscire un “che problema c’è se c’è scritto Cessate il fuoco. ”
I fatti: l’opposizione presenta una mozione per lanciare un appello e chiedere, dopo i 35.000 morti per la maggioranza bimbi e donne, il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Un accorato appello che si leva in ogni parte del mondo, e a Civitanova un impegno del Consiglio nel fare informazione e sensibilizzazione rispetto al massacro che sta avvenendo, con migliaia di civili uccisi, fra cui tanti, troppi bambini. Un appello per la Pace su cui non ci possono essere distinzioni di “se” o di “ma”. Eppure il consigliere Piero Croia si alza e dice: “siamo d’accordo su tutto, ma togliamo l’esposizione della bandiera della Pace”. Replicante il volere del Sindaco senza il coraggio di motivarne le ragioni. La consigliera Giorgini ci prova a spiegare che la bandiera della Pace si richiama addirittura all’arcobaleno, al patto di pace tra uomini e Dio e a Noè dopo il diluvio universale, che rappresenta il ritorno del sereno dopo i drammi della guerra. Ma niente.
Una discussione sul niente, abietta, infima, da provinciali gretti e miseri di fronte allo scenario e alle atrocità che sta subendo il popolo palestinese e rispetto alle angherie dei civili rapiti dai terroristi di Hamas. La motivazione che emerge è che la bandiera della Pace viene “strumentalizzata dalla politica”, una miserevole sciocchezza. Infatti, la bandiera della Pace ha assunto nel mondo un valore universale
Bene, per non dividersi su un argomento così delicato e dare messaggi divisivi, (e anche contraddittori perché è del tutto inutile predicare la Pace laddove c’è una guerra se non si riesce a mettere d’accordo 20 consiglieri in un paese democratico), l’opposizione accetta e si arriva alla condivisione di esporre uno striscione con su scritto “Cessate il fuoco subito”.
Si sta per votare ed è in questo momento che il sindaco Ciarapica tocca forse il momento di piccineria più bassa di tutta la sua carriera politica. Torna a parlare e dice che non è opportuno esporre la bandiera (ma il dibattito non era già stato superato?) perché il Comune è una sede istituzionale e vengono esposte solo le bandiere blu, gialle, lilla, verdi. Però se questi colori sono tutti insieme in quella della Pace non si può. Vallo a capire il decoro.
Poi fa un ulteriore salto il(logico): non solo la bandiera, non si può esporre, ma nemmeno uno striscione. Eh no, perché, che facciamo? Il comune che manda messaggi attraverso il balcone? Si crea un precedente – dice –, chiunque potrebbe chiedere di esporre messaggi, non ci possono essere striscioni con scritte, dice lui, “il palazzo deve avere un’altra veste”.
Ecco il primo a far ammenda dovrebbe essere proprio lui. Perché, lo smemorato Ciarapica dimentica quando sotto il Comune sono stati esposti striscioni per la Lube, per la Civitanovese calcio per la corsa dei quartieri e in decine di altre occasioni. Il calcio sì, la pallavolo sì, i cavalli si, ma il “Cessate il fuoco” no. Non sia mai che qualcuno pensi che l’edonistica giunta di centrodestra fra patrocini alle cene, inaugurazioni e tagli di nastri, mandi anche pericolosi messaggi sociali.
L’episodio sottolinea due aspetti che sembrano banali ma che sono inquietanti: il primo è che Ciarapica scavalca perfino la sua maggioranza e con una prova muscolare è pronto anche a ritirare il punto e chiedere di emendarlo dando prova della sua mancanza di spirito democratico, (le radici della fiamma sono le sue vere radici), dall’altro dimostra la totale inconsistenza delle sue affermazioni tanto che alla fine lo striscione si farà, ma con una blanda, innocua, annacquata dicitura “contro tutte le guerre”, come dire “a Natale siamo tutti più buoni”.
Non c’è ignavia maggiore di non dare il loro nome alle cose, .ma d’altronde ignavia significa “Indolenza o viltà “ e l’altra sera in Consiglio, Ciarapica ne ha data una grande dimostrazione.
Giulio Silenzi
Editoriale della domenica