Emanuela Massicci è l’ultima vittima di femminicidio in Italia, uccisa nella sua casa in un contesto di violenza patriarcale che colpisce quotidianamente. La sua morte non è un errore né un raptus, ma il risultato di una società che minimizza la violenza di genere e non sostiene adeguatamente i centri antiviolenza (CAV).
Ogni anno oltre 120 donne, persone trans e lesbiche vengono uccise per mano maschile. Spesso, queste vittime avevano già denunciato o cercato aiuto, ma le istituzioni restano indifferenti, con fondi insufficienti e politiche inefficaci.
Il femminicidio, così come altre violenze di genere, non è un dramma privato, ma un crimine sociale e politico che lo Stato deve affrontare. Servono investimenti in prevenzione, educazione alle relazioni sane e risorse per i CAV.
Le reti femministe e transfemministe delle Marche, tra cui “Molto+di194” e “Collettiva LiberəTuttə”, chiedono giustizia per Emanuela e per tutte le vittime, oltre a un cambiamento strutturale per contrastare la violenza di genere.
Si ricorda il Numero Verde Nazionale 1522, attivo h24 per richieste di aiuto e supporto.