Prima in Italia, l’Assemblea legislativa della Regione Marche ha approvato il 9 ottobre, a stragrande maggioranza (23 sì, 6 no e 1 astenuto) una proposta di deliberazione (n. 9/12) contenente il testo di una proposta di legge da sottoporre al Parlamento per riconoscere la cittadinanza italiana ai figli degli immigrati residenti legalmente in Italia da almeno 5 anni, sulla base di una dichiarazione espressa dai genitori di comune accordo. Il figlio, una volta raggiunta la maggiore età, può rinunciare a tale status entro un anno, così come può, in mancanza della dichiarazione resa dai genitori, acquistare la cittadinanza a seguito di dichiarazione espressa. La presente proposta di legge apporta modifiche alla legge 5 febbraio 1992 n. 91 contenente norme sulla cittadinanza.
Il Consiglio comunale di Civitanova Marche, con proposta di delibera del 26 luglio 2012, si era impegnato insieme al Sindaco e alla Giunta ad attivare tutti gli atti e le procedure necessarie a sostegno del riconoscimento della cittadinanza italiana ai figli nati in Italia da entrambi i genitori stranieri.
La proposta era stata portata in Consiglio dall’assessore ai Servizi Sociali Antonella Sglavo che esprime piena soddisfazione per questo intervento tempestivo della Regione. La vigente disposizione giuridica sulla cittadinanza esprime il principio dello “ius sanguinis” come mezzo di acquisizione della cittadinanza; principio imperniato sull’elemento della discendenza o della filiazione. Diverso il principio dello “ius soli”, su cui in Consiglio la maggioranza ha insistito per far sì che con esso venissero ampliati i requisiti della concessione della cittadinanza italiana a cui dovrebbe ispirarsi una più giusta democratica e riformata normativa, così come recepito dalla proposta regionale. Con lo “ius soli” si elimina una incoerenza del nostro sistema giuridico e nel contempo si sostiene il processo di integrazione socio-culturale verso una effettiva convivenza tra persone di origine diversa, anche perché il 22 % degli stranieri in Italia ha meno di 18 anni.
“Ritengo che questa sia stata una battaglia di grande civiltà e di democrazia – ha commentato l’assessore Sglavo – sostenuta anche dalla campagna nazionale “L’Italia sono anch’io”. E’ giusto che il Parlamento legiferi una legge che dia dignità e pari opportunità a coloro che saranno protagonisti della società italiana, perché si tratta di bambini nati e cresciuti nel nostro Paese, che stabilmente ci abitano e che non devono crescere con un senso di estraniazione dal loro stesso contesto di vita relazionale e sociale e visto che essi contribuiranno in maniera considerevole allo sviluppo dell’Italia e alla sostenibilità del suo sistema di welfare. I pregiudizi sul diverso, o di chi apparentemente appare tale, devono essere arginati il più possibile e la legge deve adeguarsi, come ha sempre fatto nel tempo all’evolversi e al mutare talvolta repentino degli scenari sociali”.