‘A distanza di pochi giorni dai proclami del Governo che indicavano i conti pubblici in equilibrio, viene varata una manovra economica da 24 miliardi che dovra` servire a mettere in sesto i conti dell’Italia per il biennio 2011-2012. Si tratta di una manovra fatta di tagli che dalle prime indiscrezioni non avendo ancora i dettagli sui numeri e sulle cifre andra` a colpire per circa 10 miliardi (quasi la meta`) le Regioni e quindi i servizi che esse offrono ai cittadini sul sociale, sulla sanita`, sull’ambiente ecc. La manovra pertanto pesa troppo sulle Regioni e troppo poco sugli altri livelli istituzionali dello Stato. Nel complesso gli interventi sono una tantum e non strutturali. E’ una manovra depressiva in quanto impostata sui soli tagli della spesa pubblica senza misure volte a favorire la ripresa economica e l’aumento dell’occupazione, che sono i fattori di crescita del prodotto interno lordo determinanti per l’abbattimento del debito pubblico. E’ socialmente iniqua dato che sono colpiti solamente i redditi piu` bassi, in particolare quelli da lavoro dipendente attraverso sia il blocco triennale dei contratti pubblici sia l’abbattimento delle finestre delle pensioni di anzianita` e vecchiaia con uno slittamento di 6 mesi rispetto alla data in cui si sono maturato i requisiti. In definitiva a pagare i costi della manovra saranno soprattutto i cittadini fruitori dei servizi dello stato sociale (asili, scuole, assistenza domiciliare, non autosufficienza, mobilita`,ecc.) che godranno di minori interventi per l’incidenza dei tagli sui bilanci regionali. Peraltro vengono sospese le preannunciate misure di rigore verso quelle Regioni che hanno registrato forti disavanzi nella spesa sanitaria ma che nel frattempo sono passate alla coalizione di destra. Nella stessa logica politica rientra il contributo straordinario di 200 milioni al Comune di Roma. La necessaria politica di riduzione della spesa all’interno delle Regioni temiamo non consentira` comunque di compensare i minori trasferimenti statali indispensabili a garantire i servizi pubblici. E’ peraltro preclusa, secondo una logica che e` l’esatto opposto del continuamente riaffermato federalismo fiscale, agli enti territoriali la possibilita` di aumentare i tributi locali o di utilizzare altre forme nuove di prelievo fin quando non sara` data vera e concreta attuazione al federalismo fiscale’.