Tanti profili Facebook aperti, di cui uno dedicato al figlio di 5 anni, che poi ha ucciso il 4 gennaio scorso, e due sulla propria profonda fede islamica.
Anche l’attività sui social network di Besart Imeri, il 27enne macedone in carcere per l’omicidio del figlioletto Hamid a Cupramontana (Ancona), è al vaglio degli inquirenti che indagano su un delitto in apparenza inspiegabile. “Non ero in me” ha detto Besart al gip, spiegando di essersi sentito come “posseduto da qualcosa, forse un’entità soprannaturale”, che lo ha lasciato una volta morto il piccolo. Negli ultimi tempi, specie dopo aver perso il lavoro da saldatore, era depresso e soggetto a sbalzi d’umore. Oltre alle visite psichiatriche, forse aveva trovato rifugio nella religione: quasi ogni giorno postava su Fb scritti religiosi, messaggi di amore per Allah e prediche di imam. Domani mattina ad Ancona il medico legale Mauro Pesaresi eseguirà l’autopsia sul corpo del bimbo strozzato o soffocato sul sedile posteriore dell’auto del macedone.