In occasione dell’incontro dei “Martedì dell’Arte” di questa settimana, il prof. Mauro Perugini ha ampiamente illustrato l’ interessante aspetto scientifico riguardante “I nemici invisibili”, ovvero quei batteri e virus che sono sempre esistiti sulla terra e che nel corso dei secoli hanno determinato la morte di milioni di persone, come accade anche oggi, seppure in termini numericamente inferiori per via dei medicinali e vaccinazioni che l’umanità ha introdotto in questi ultimi secoli.
Questa difesa, difatti, come cerchiamo di sintetizzare con tanta difficoltà per via della complessità degli aspetti illustrati dal prof. Perugini, praticamente inizia nel secolo XVII quando lo studioso olandese Levvenhoek perfeziona una prima forma di microscopio, che già Galilei aveva già intuito, non solo per analizzare forme amorfe, come i tessuti, ma per entrare in quel mondo invisibile, a occhio nudo, di microrganismo unicellulari, che a tutti gli effetti erano esseri viventi, che usualmente interessavano l’umanità.
Un lavoro scientifico immenso che poi è andato avanti nel mondo con studiosi illustri come Louis Pasteur (1822-1895), famoso per il suo vaccino della rabbia che salvò la vita di una moltitudine di persone, Robert Koch (1843-1910), scopritore del batterio della tubercolosi, Albert Sabin (1906-1993), che i più anziani della nostra epoca hanno conosciuto e apprezzato dal momento che il suo vaccino contro la poliomelite, malattia più che altro per bambini invalidante e mortale, azzerò quella sciagura. Fra le pandemie più note la “spagnola” di natura virale che si determinò nel periodo della prima guerra mondiale che i padri e i nonni degli anziani di oggi hanno conosciuto.
Ovviamente nella relazione del prof. Perugini, tanti altri riferimenti scientifici in termini di nomi di studiosi e di malattie, una delle quali, quella riferentesi alla malaria, malattia infettiva che si contrae con la puntura di una zanzara, ora clinicamente più rara e facilmente curabile, ma che nel 1960 determinò la morte del leggendario corridore Fausto Coppi, dopo essersi recato con altri corridori a un criterium in Africa, uno dei quali era il francese Anquetil, forse punti da zanzare “anofele”, quelle che determinano l’infezione. Entrambi al loro ritorno in patria, si sono ammalati e per Coppi la morte, forse a seguito di un accertamento diagnostico in ritardo, in quanto ritenuta erroneamente una influenza, mentre Anquetil curato con il chinino si salvò.
Un riferimento che ha concluso al cineteatro Cecchetti l’ampia lection del prof. Perugini che la moltitudine di persone presenti, molte con la mascherina, in quanto ancora i nemici invisibili putroppo ci sono, ha seguito con interesse e gratitudine. (v.d.s.).