ASSOLTI PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE

Tutti assolti. Erminio Marinelli, Sara Giannini e Angelo Sciapichetti assolti perché il fatto non sussiste. Solo per 4 imputati il collegio giudicante ha dichiarato la assoluzione per prescrizione solo per alcuni specifici capi d’imputazione.
Si è dunque concluso con nessuna condanna il maxiprocesso sulle cosiddette “spese facili” del consiglio regionale delle Marche che vedeva i 38 imputati di tutti i partiti di centro destra e di centro sinistra tra cui il Sindaco di Ancona e il Presidente del Consiglio regionale delle Marche in attesa della sentenza pronunciata dopo una camera di consiglio durata più di 10 ore. Scrive nella sua pagina fb Sara Giannini già capogruppo e assessore regionale “Assolta dal tribunale di Ancona perché il fatto non sussiste!! Assolta con formula piena per tutti i fatti contestati. Prima Prosciolta dal Gup, oggi assolta dal tribunale con formula piena!!
Per due volte sono stata giudicata e per due volte dichiarata pienamente innocente.
Ringrazio la mia famiglia che ha sofferto con me, il mio avvocato Mauro Gionni, tutti coloro che in questi anni mi sono stati vicini credendo in me e nella mia onestà senza mai vacillare, i tanti che in questi giorni di attesa del pronunciamento del tribunale mi hanno chiamato e scritto messaggi per dichiararmi affetto e stima. Un pensiero di vicinanza e felicità per i miei colleghi e collaboratori dei gruppi che hanno vissuto il mio stesso tormento.
Ho vissuto momenti difficili: le chiacchiere, le offese, le umiliazioni tutti sopportati in silenzio aspettando questo momento. Ho dovuto perfino pubblicare il mio certificato storico di residenza nel comune di Morrovalle per rispondere ai pettegolezzi diffusi da persone inqualificabili perfino nelle serate tra amici . Questa sentenza è la giusta risposta a loro e a tutti quelli che pensavano di usare questa vicenda per distruggere la donna, la persona e il politico. Sappiate che non ci siete riusciti. Questa sera sono felice!!”
Di fine di un incubo durato 10 anni parla Angelo Sciapichetti che scrive:
“Alle ore 20,20 quando è uscita la Corte dalla Camera di Consiglio, e gli avvocati si sono alzati in piedi mi è passata davanti tutta la mia vita. Io ho voluto esserci alla lettura della sentenza per guardare in faccia ai giudici che mi dovevano giudicare.
Dopo 10 anni hanno pronunciato la parola “assolto perché il fatto non sussiste”. Non mi vergogno di dire che io e i miei colleghi presenti siamo scoppiati in un pianto liberatorio.
Ero accusato di uno dei peggiori reati: peculato (la somma che mi veniva contestata era complessivamente di 2.900 euro). Da uomo a cui è stata restituita la dignità posso finalmente tornare a guardare in faccia a mio padre novantenne che mi ha sempre insegnato che prima di ogni cosa viene l’onestà, ai miei nipoti e ai miei famigliari che possono continuare a credere di avere in casa una persona che con i suoi errori è comunque una persona perbene, ai miei amici che hanno sempre creduto in me e mi hanno sempre espresso solidarietà sin dal primo giorno; adesso, posso continuare a svolgere la mia attività di volontariato a testa alta.
Resta il rammarico per aver passato 10 anni in attesa di giudizio nonostante l’assoluzione da parte della Corte dei Conti avvenuta qualche anno fa.
Non auguro a nessuno di dover affrontare un processo da innocente e aspettare 10 anni per essere assolto. Solo chi ha passato esperienze simili può capire. Voglio ringraziare Gianfranco Formica che non è stato solo il mio avvocato ma in tutti questi anni mi ha rassicurato e confortato nei momenti difficili facendomi da secondo padre e da fratello.
Grazie a tutti coloro che in qualche modo mi sono stati vicini. Sono passaggi che segnano la vita di una persona che e’ stato educata alla cura del bene comune e che durante la sua attività politica e di amministratore ha certamente commesso tanti errori ma sempre in buona fede e si è sempre impegnata per la crescita della propria comunità.*
Il sostituto procuratore aveva formulato le richieste di condanna per 31 dei 38 La vicenda era quella dei consiglieri regionali e addetti ai Gruppi in carica tra il 2008 e il 2012 che per l’accusa avrebbero utilizzato soldi pubblici per spese personali o per attività politica ma non strettamente attinenti a quelle dei Gruppi consiliari.

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