Giovanni Luciani, imprenditore della calzatura e storico dirigente CNA oggi in pensione, punta il dito sul mancato rinnovo della riduzione del prezzo dei carburanti: “L’Italia sale al terzo posto nella graduatoria dei prezzi del gasolio alla pompa più alti d’Europa. Sbalordisce che a far lievitare a dismisura il costo del carburante sia l’incremento di accisa e tasse sull’accisa, passate da una incidenza sul prezzo finale pari al 50,69% (il 5 dicembre scorso era al 38,7%)”.
Le accise con lo stop alla riduzione in vigore dal primo gennaio pesano, Iva esclusa, per 73 centesimi ogni litro di benzina: “Le accise – spiega Luciani – non sono altro che imposte indirette che lo Stato fissa per la produzione di carburanti. Anche se materialmente vengono versate dai produttori, in realtà sono riversate integralmente nei prezzi finali e quindi sono pagate da tutti noi consumatori”.
Per le imprese di autotrasporto la stangata è pesantissima perché condiziona fortemente la principale fonte di energia utilizzata ma, secondo l’ex dirigente CNA, le ripercussioni sono molto più vaste: “Sicuramente l’impennata dei carburanti è l’ennesima stangata per tutto il settore dell’autotrasporto già in forte difficoltà, ma non lo è di meno anche per altri imprenditori in attività come la pesca e l’agricoltura. Per non parlare poi di quanto incidono, insieme al conseguente rincaro dei prezzi dei prodotti, nelle fasce più deboli della popolazione come quella di noi pensionati”.
“Mi aspettavo da una maggioranza di Governo – conclude Luciani – che ha sempre predicato il taglio delle tasse qualcosa di diverso. Se non è possibile diminuire le tasse che almeno non si aumentino e soprattutto si vada a recuperare risorse dall’evasione fiscale invece di proporre condoni. Si è creata una situazione insostenibile che, nell’immediato, richiede perlomeno un intervento in grado di riportare il prezzo del gasolio alla pompa al livello medio europeo”.