La domanda preliminare da porsi è: perché c’è bisogno di spostare lo stadio comunale? Se nel programma elettorale del sindaco, di Forza Italia e della coalizione di centro destra è chiaramente scritto che l’impianto va ristrutturato e riqualificato dove si trova, come è possibile discutere oggi di uno spostamento solo perché un’impresa milanese vuole fare speculazione a Civitanova? Si vuol vedere bene la proposta? Ma quale proposta se la condizione è edificare sull’area dello stadio e del parcheggio.
Si tratta di UNA PROPOSTA IRRICEVIBILE, che neanche doveva essere portata in discussione in maggioranza con l’avallo dell’interessato e del sindaco. Come è possibile tradire così il patto sancito con il programma votato dai cittadini e poi dal consiglio comunale nelle linee di mandato? Come si può mettere in discussione una memoria storica e identitaria della nostra città? Come è possibile che un manipolo di consiglieri prenda una decisione non prevista in nessun programma elettorale, a pochi anni dalla scadenza del mandato? Come è possibile che un sindaco accetti di valutare una proposta irricevibile a dieci mesi dalla sua sempre più annunciata candidatura al consiglio regionale delle Marche, ancora una volta con Forza Italia? Sono diventati tutti matti? E’ come se qualcuno prevedesse di costruire in piazza XX Settembre proponendo di spostare la piazza in cambio di qualcosa di bello. Costruire nell’area dello stadio ha la stessa valenza, non si può cancellare la nostra identità, la memoria storica di una comunità. Civitanova non è in svendita, preda di imprese innominate che non si sa da dove vengono e che si portano dietro chissà chi. Non è in vendita per far arricchire qualcuno (ditte, tecnici, affaristi) che fanno da intermediario. Dev’esserci una reazione forte, non solo da parte dei tifosi, di chi ama la Civitanovese e tiene a cuore lo stadio, che ha fatto la storia della nostra Civitanova, ma la risposta deve venire da tutta la città. Giù le mani dallo stadio, senza sé e senza ma. Punto! Ribelliamoci democraticamente, mobilitiamoci.
Giulio Silenzi