C’è un problema che riguarda la maggior parte degli italiani, di cui si discute troppo poco: il carovita. Gli aumenti colpiscono ogni aspetto della vita quotidiana, sia quelli legati a dinamiche globali, sia quelli causati dalla speculazione di chi approfitta della situazione. Anche la politica sembra distratta da questa emergenza lontana dalla realtà di chi fatica ad arrivare a fine mese. Da decenni i salari sono stagnanti, mentre i costi aumentano senza sosta: energia, generi alimentari, affitti, assicurazioni, trasporti, pedaggi autostradali, per non parlare delle spese sanitarie e delle tasse locali come quella sui rifiuti e le tariffe dell’acqua. Gli aumenti arrivano all’improvviso, in ogni settore, e per molti è impossibile far fronte a tutte queste spese.
Nel frattempo, si riducono gli aiuti e i contributi. Non c’è un’azione politica energica per contrastare queste dinamiche. La Meloni parla di molti temi, ma volutamente ignora questa emergenza, perché significherebbe ammettere l’assenza di un piano di governo concreto per il contrasto al carovita. Le categorie economiche più forti continuano a imporre le loro logiche di guadagno esasperato, mentre i cittadini e i consumatori restano senza tutele.
Sempre più persone non riescono ad arrivare a fine mese: giovani che lavorano vedono il loro stipendio dimezzato dal costo dell’affitto, anche i giovani laureati non sono in grado di progettare una propria vita. Sono poveri in grandi città e spesso sopravvivono solo grazie all’aiuto delle famiglie, se queste possono supportarli. Altrimenti, resta solo la disperazione. I dati sulle nuove povertà sono impietosi. Come si può ignorare un problema così urgente? Si lascia chi è in difficoltà senza voce e rappresentanza.
Servono soluzioni concrete e una forte mobilitazione. E’ necessario un tetto agli aumenti delle tariffe dei servizi essenziali, incentivi per calmierare i prezzi di beni e servizi di prima necessità. L’esempio di altri Paesi dimostra che politiche coraggiose possono fare la differenza. Interventi come il blocco degli affitti o la riduzione dell’IVA sui generi alimentari di prima necessità sono misure che possono alleviare il peso sulle famiglie. Cosa ci impedisce di mettere al centro del dibattito politico il diritto ad una vita dignitosa per tutti? Non si può accettare una politica che si preoccupa più delle apparenze che del benessere reale della comunità perché vivere non dovrebbe essere una lotta quotidiana. Non possiamo rassegnarci ad un futuro fatto di privazioni per tanti mentre altri continuano a godere di privilegi senza limiti.
A Civitanova, nel 2025, ci troveremo ad affrontare nuovi consistenti aumenti: la tassa sui rifiuti, le tariffe dell’acqua (nonostante l’Atac registri un utile di 800.000 euro all’anno proprio dalle tariffe dell’acqua), le rette delle case di riposo e persino i costi per ottenere documenti comunali. Nel frattempo, è stato soppresso il capitolo di bilancio che garantiva aiuti alle famiglie bisognose per pagare l’affitto: ben 600 famiglie, non una o due. Eppure, di tutto questo non si parla. Siamo distratti da una visione mondana e superficiale della vita cittadina.
L’assenza di una forte reazione sociale alimenta la rassegnazione, il distacco dalle Istituzioni e dal voto, e aumenta il divario tra chi ha tutto e chi ha poco. Se non si investe sui giovani si mina la coesione sociale e il futuro del nostro Paese.
di Giulio Silenzi