MARTEDÍ DELL’ARTE; ABELARDO ED ELOISA UN BELLA STORIA DEL MEDIOEVO

Il prof. Roberto Mancini, nella sua lectio dei Martedì dell’Arte, è riuscito efficacemente a descrivere la storia di fede e di amore esistiti fra Abelardo ed Eloisa nel Medioevo, periodo storico di circa mille anni, che ha rappresentato un anello di congiunzione fra la fine del Sacro Romano Impero e l’età cosiddetta moderna.
Ebbene, Pietro Abelardo (1079-1142), filosofo e teologo francese, nella sua giovinezza di chierico studioso, ha introdotto nella fede cattolica una nuova interpretazione del pensiero cristiano, che suscitò una profonda avversione nella chiesa di Roma, tanto da essere scomunicato. Ma il suo pensiero è stato di profonda fede per il fatto che “ognuno è figlio di Dio”, dando più spazio “al messaggio della misericordia”. Sentimenti da escludere, quello della “rabbia”, da cercare invece “quello che Dio ci ha dato e di essere sempre se stessi, dal momento che la vita è un dono che Dio ci ha dato”.
Nella sua vita di attivo filosofo, benvenuto da tutte le scuole di vari Paesi, Abelardo, ormai quarantenne, conosce la giovane Eloisa, letterata francese poi diventata suora e fra i due inizia uno scambio di lettere d’amore divenuto un “carteggio di amore e filosofia”, sul quale il prof. Mancini si è sapientemente soffermato a lungo, mettendo in evidenza il fatto che il cuore della missione della Chiesa è la preghiera. Impossibile riportare il contenuto di questo rapporto che ha fatto storia, limitandoci a riportarlo, con il virgolettato, delle parole e frasi che il relatore ha riferito.
Di una lettera riportiamo una parte di uno scritto di Eloisa inviato al suo professore nella quale dice: “Mi bastò ascoltarti una volta. La tua parola mi penetrò come fiamma luminosa e compatta, incendiando il mio cuore”. Tante riflessioni sulla fede, convenendo sul fatto che “il cuore della missione della Chiesa è la preghiera che crea ponti di speranza”.
Abelardo ed Eloisa hanno concluso la loro esistenza riposando insieme, l’uno accanto all’altra, nello storico cimitero Père Lachaise di Parigi.  “Nella vita – disse Abelardo – bisogna condividere la felicità.  È proprio il caso di crederci.  (v.d.s.)

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