Domenica 26 agosto, con il passaggio del testimone da Judith Offord a Cleofe Ramadoro, quarta ed ultima staffettista che proporrà “Riecheggiare”, si avvia alla conclusione il progetto espositivo “Arte non stop” iniziato il 20 maggio 2018 nel suggestivo borgo medievale di Mombaroccio e curato dalla Prof.ssa Lucia Spagnuolo, Daniele Taddei e Lorenzo Fattori, allo scopo di sostenere e valorizzare le capacità creative e le diversità espressive di quattro artiste e precisamente: Luisa Bergamini, Marisa Cesanelli, Judith Offord e Cleofe Ramadoro.
“In ogni mostra – scrive Lucia Spagnuolo – abbiamo voluto regalare e regalarci una storia, un racconto a seconda del carattere della protagonista, per stile, per tecnica, per modo di dipingere e di relazionarsi con il mondo della pittura, mostrando come ognuna di loro vive l’arte nella propria vita, con quali approcci e sentimenti”. Tutte le mostre sono state corredate da approfonditi cataloghi curati da Daniele Taddei, contenenti le immagini di tutte le opere esposte assieme ai testi critici e alla nutrita biografia di ogni artista.
Per l’attività artistica di Cleofe Ramadoro è fondamentale l’incontro con lo scultore Giovanni Beato, che a Roma ha frequentato Pericle Fazzini, autore della “Resurrezione” esposta nella Sala Nervi in Vaticano. Scrive a tal proposito Daniele Taddei “Giovanni Beato ha vissuto per diversi anni a Roma frequentando assiduamente Pericle Fazzini , tutto questo ha fortemente inciso sulla formazione e preparazione di Cleofe Ramadoro. […]. Inconsciamente questo rapporto venutosi a creare è stato a dir poco propedeutico per le esplorazioni della nostra protagonista, contribuendo a far conferire nella tavolozza di turno quella spiritualità, quell’atmosfera mistica, a tratti surreale. Di certo lei nella sua interiorità era già pronta, i suoi profondi sentimenti religiosi l’accompagnano da sempre nella sua sperimentazione, dove la continua ricerca del trascendente la rende ogni qual volta serena e con rara umiltà è sempre prodiga ad aiutare il più debole. Il silenzio, l’ascolto, la meditazione riecheggiano nel suo io favorendo nuove conoscenze, nuove curiosità, nuove passioni, di concerto, da tutto questo rinasce e riparte in lei il desiderio di esternare queste emozioni, ed ecco allora che la bianca tela diventa lo spazio ottimale per ospitare quelle “voci”, quei “rumori” quei “suoni”, suggerendo ed aiutando il segno, il tratto, il disegno, il colore, il tempo” . Nelle opere di Cleofe Ramadoro si percepisce una vita che nel talento pittorico ha trovato un canale per il suo fluire, dove la sua religiosità deriva dalla sua intimità, nel suo rapporto con Dio; l’opera d’arte è sempre correlata con la vita dell’artista perché reca l’impronta di una personalità spirituale e in Cleofe Ramadoro la religiosità è una maniera per rivestire la realtà partendo dal suo mondo interiore dotato di senso e valori.
Cleofe Ramadoro, scrive Lorenzo Fattori “ è un’artista che ha abbandonato la visione oggettiva dell’uomo per esprimere sulla tela la sua personale visione ed interpretazione. Nella sua pittura è evidente il punto di partenza, ma l’atto creativo, concretizzato sulla tela, taglia ogni legame con la realtà descrittiva, per accompagnarci in un viaggio onirico dove il filo conduttore sono le emozioni che l’artista prova.“
Un sincero ringraziamento a tutti coloro che, a titolo diverso, hanno collaborato per l’ottima riuscita di questo progetto, in primis al Comune di Mombaroccio, e al presidente della Pro Loco Damiano Bartoccetti, poi al vicesindaco Mauro Ferri che ha dedicato una profonda riflessione ad ogni artista, oltre ad essere egli stesso protagonista della mostra di Judith Offord; questa artista ha interpretato pittoricamente un brano tratto dal suo libro La campana di Mezzocamino . Grazie ai poeti Gianni Marcantoni e Mario Monachesi con la lettura di Gabriella Cesca, per aver omaggiato le artiste presenti a Mombaroccio con le loro poesie e infine grazie alla poetessa Onorina Lorenzetti che domenica leggerà un suo componimento ispirato da un’opera di Cleofe Ramadoro.
Complimenti agli ideatori di questa lodevole e innovativa iniziativa; cosi come nelle staffette gli atleti devono pensare più alla squadra che a loro stessi, in questo caso le artiste hanno voluto concorrere in nome della passione che le accomuna, che modifica chi la fa e chi la fruisce. Generare un’opera d’arte significa manifestare una perfezione interiore che trova la sua forma appunto nell’arte, una perfezione che si assume in sé per poi rilasciarla a chi la gode. L’arte, scrive Dewey, è necessità e libertà, è capacità di coniugare l’esaltazione e il rasserenamento, l’intensificazione e la pacificazione della nostra esistenza. attraverso oggetti estetici che apportano rinnovata gioia. L’esperienza estetica è la vita umana nella sua integrità nel suo continuo ricercare, tendere verso e aprirsi al senso per andare oltre se stessi. La mostra rimarrà aperta dal 26 agosto al 23 settembre tutti i giorni dalle ore 9,30-12,30 e 15,30-19,00 nella Chiesa di San Marco a Mombaroccio. Maria Giuseppina Coppola .