NICOLAS DE STAËL: LA LUCE OLTRE IL MURO

I dipinti di Nicolas  De Staël suscitano, naturalmente fra i non appassionati di pittura, una forte inquietudine e proprio per questo la lectio del prof. Roberto Cresti dell’Università di Macerata, docente, fra l’altro,  di storia dell’arte contemporanea, nell’incontro di ieri ai Martedì dell’Arte, ha rappresentato una opportuna occasione per entrare nel racconto pittorico di De Staël, personaggio che ha una larga considerazione nella pittura contemporanea, dal momento che è considerato uno dei più grandi pittori del 900.
Nicolas  De Staël è nato in Russia a San Pietroburgo nel 1914 e deceduto tragicamente ad Antibes, in Francia, nel 1955, è apprezzato proprio per aver apportato nei suoi  dipinti “la luce oltre il muro”, come è stato definito nel titolo dell’incontro civitanovese, caratterizzato, come sempre, da una forte partecipazione di spettatori.
L’incontro è iniziato con la proiezione sullo schermo del cineteatro Cecchetti, accogliente luogo di incontro dei “martedì”, di una lettera scritta dall’artista in francese, nazione divenuta sua nazione di adozione, e datata 1954, nella quale sostiene che in “tutta la vita ho avuto bisogno di dipingere”.
Figlio di una famiglia russa molto nota e particolarmente agiata poi rifugiatasi in Polonia, in Belgio e in altri luoghi, De Staël, “uomo molto particolare”, come ha puntualizzato il prof. Cresti,   non ha avuto solo la passione per la pittura,  ma anche per lo sport divenendo un quotatissimo tennista, e finendo addirittura di entrare a far parte della Legione Straniera.
L’uomo pittore ha però dedicato la sua vita “alla ricerca di sé stesso”, e lo ha fatto attraverso i contatti con Picasso, Braque, Kandisky in quella Parigi divenuta un laboratorio culturale.
Nel 1945, dopo la conclusione della grande guerra, De Staël, poco più ched ventenne,  comincia la sua attività pittorica “nella quale tutto deve nascere dall’interno”, con un apporto pittorico che si richiama al cubismo, all’astrattismo, e la sua pittura trova spesso ispirazione ai dipinti di chiarissima fama come al nostro grande Morandi, ma soprattutto alla realtà alla quale viene a contatto come il dipinto dei calciatori, “Le fooballeurs”, una suggestiva immagine di Assisi e tanto altro ancora e  ogni lavoro artistico è stato illustrato dal professore relatore.
Poi la drammatica conclusione. “Perché Van Gogh si è suicidato – lascia scritto Nicolas  De Staël – Delacroix è morto furioso? Non ho più la forza di finire i miei quadri. Grazie di tutto”. E si lascia cadere dalla finestra della sua luminosa casa di Antibe, accarezzata dal mare, nella quale si era serenamente sistemato.
Conclusione dell’incontro con una canzone di  Édit Piaf e tanta piacevole commozione. (v.d.s.).
Nella foto il dipinto di De Staël: “Fiori bianchi e gialli”.

 

 

 

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *