PIERPAOLO PASOLINI “UN TESTIMONE DEL NOSTRO TEMPO”

pasoliniDi Viola Speranza

La notte tra l’1 e il 2 novembre del 1975, lo “scoppiamento” del cuore, dovuto alla macchina passatagli addosso, dopo essere stato massacrato di botte, ha lasciato inerme, sulla terra fangosa dell’idroscalo di Ostia, il corpo di Pier Paolo Pasolini.
È questa la prima immagine, cruda e feroce, che apre il “racconto” sui misteri della morte di Pasolini, fatto da Gianni Borgna, sociologo ed ex assessore alla cultura per 13 anni del comune di Roma, nonché amico di Pasolini.
Borgna, il critico letterario Massimo Raffaeli e il poeta Gianni D’Elia, sono stati i tre relatori d’eccezione che hanno dato vita al convegno PIER PAOLO PASOLINI, testimone del nostro tempo, tenutosi presso l’auditorium del Liceo di Civitanova Marche.
La figura complessa e sfaccettata di Pasolini ancora oggi provoca discussioni e polemiche, come ha sottolineato il dirigente scolastico Pierluigi Ansolini, perché è stato testimone di un’epoca che si è distinta per gli estremismi, ma il suo sguardo coraggioso lo ha reso capace di interpretarne le contraddizioni, in una continua ricerca di senso.
Uno sperimentatore linguistico, come ricorda la professoressa Baiocco, in un breve ma pertinente intervento introduttivo, un intellettuale lucido di scandalosa attualità, follemente innamorato della vita, con una strenua fiducia verso il popolo, verso gli esseri umani, allegoricamente rappresentati da quelle lucciole, che hanno dato vita ad uno degli scritti politicamente più di rilievo, lucciole che resistono e che in questa società così terribilmente sovraesposta, riescono a mantenere una tenerezza feroce.
Borgna, Raffaeli e D’Elia ripercorrono con prospettive diverse l’uomo e lo scrittore, accumunati da una condivisione di pensiero, da un bisogno di tramandare una parola vergognosamente scomparsa, quella del poeta, del giornalista, del regista, del drammaturgo, quella parola sempre critica e profetica che è stata la parola di Pier Paolo Pasolini.
Nello specifico Gianni Borgna ricostruisce per smontare pezzo dopo pezzo i fatti relativi all’omicidio, liquidato subito allora con la versione del giovane Pino Pelosi, tutta interna al mondo omosessuale.
In realtà l’uccisione nasce all’interno di un clima molto violento che in quel periodo faceva registrare continue aggressioni e uccisioni. Pasolini era odiato dai fascisti e aveva già precedentemente subito attacchi. Tutti i suoi libri e i suoi film hanno subito processi, dai quali è sempre risultato assolto, e censure per vilipendio alla religione, come nel caso del film “La ricotta”. Persino il primo ministro in carica nel 1955, Antonio Segni, denuncia per pornografia il romanzo “Ragazzi di vita”. Nel processo che ne seguì il grande poeta Ungaretti ne fece una difesa appassionata sostenendo il diritto e il dovere dello scrittore di rappresentare la realtà come essa è, senza ipocrisia.
È in questo clima di attacco continuo che si consuma l’omicidio di P.P.P. che stava scrivendo quello che sarebbe diventato il suo romanzo postumo “Petrolio”, un’altra allegoria del potere, l’ENI, il caso Mattei, la DC .Al funerale, a Campo dei fiori, luogo fortemente simbolico per la presenza della statua di Giordano Bruno, racconta Borgna, allora giovane militante della FGCI e amico del poeta, una folla immensa e inferocita rifiutò la versione ufficiale dei fatti e Alberto Moravia, che fece l’orazione funebre, denunciò che Pasolini aveva il coraggio di dire la verità e che era stato ucciso da qualcosa senza volto. Il critico Raffaeli si sofferma sul linguaggio degli articoli raccolti negli “Scritti corsari” e nelle “Lettere luterane”, articoli pubblicati in prima pagina sul Corriere della Sera e sul settimanale Il Tempo. Un linguaggio dove Pasolini privilegia la figura retorica dell’ossimoro, per una volontà non dialettica ma oppositiva, per “far cozzare” e indagare le contraddizioni. Articoli che propongono una lettura politica della società, nel senso propriamente della “polis” e con una prospettiva profetica che non sta a significare predire, ma parlare al presente. A questo proposito Raffaeli ricorda la poesia “Il PCI ai giovani, scritta nel giugno del 1968 sugli scontri a Valle Giulia, dove Pasolini, tra gli studenti comunisti e i poliziotti, lui comunista, si schiera a favore di questi ultimi: “Perché i poliziotti sono figli di poveri” e i giovani studenti sono i ricchi. Tra quegli studenti, ricorda Raffaeli erano presenti i giovani Giuliano Ferrara e Paolo Liguori. Profezia pasoliniana.
A chiusura il poeta Gianni D’Elia ha indagato il romanzo postumo e incompiuto “Petrolio” soffermandosi su tre grandi temi: il tema politico-economico, il tentativo di fare chiarezza sulla morte del fondatore dell’ENI, Enrico Mattei. Il tema erotico, una sorta di trans-biografia, la storia di una mutazione da uom o a donna.Infine il tema orfico, cioè il tentativo, portando un corpo poetico, uno sguardo poetico, di vedere nella realtà e nello spazio anche il tempo. Gianni D’Elia è autore tra l’altro del volume “Il petrolio delle stragi” (Effigie Edizioni), una lettura del romanzo Petrolio come strumento per leggere il nostro ieri e il nostro oggi.
Ancora una volta la scuola civitanovese si conferma luogo ideale per far incontrare la cultura con i giovani, che affollavano l’auditorium e hanno contribuito con musiche e letture, grazie anche a quelle sinergie necessarie tra gli Istituti scolastici e le Istituzioni. Il convegno è stato ideato da Aldo Caporaletti e organizzato con la collaborazione della professoressa Maria Grazia Baiocco.

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