Ansia, rabbia e depressione sono alcuni degli stati d’animo con i quali i malati di tumore e i loro familiari si ritrovano spesso a dover fare i conti. Un forte carico emotivo che la pandemia da COVID ha ulteriormente amplificato e che, se non affrontato nel giusto modo, può incidere negativamente nel difficile percorso che il paziente deve affrontare.
In questa direzione, un ruolo fondamentale è quello della psicooncologia. Ed è proprio per supportare i pazienti oncologici nella fase 2 della pandemia, che è stato attivato un servizio specifico in emergenza COVID, anche in modalità di televisita, e che presso gli Ospedali Riuniti di Ancona sarà disponibile da fine giugno.
“Una pagina di storia eccezionale come quella che stiamo vivendo a causa della pandemia da Covid-19 ha un impatto psicologico fortissimo su tutta la popolazione, suscitando in molti sensazioni di paura o frustrazione o rabbia, o tutte le emozioni insieme. È evidente che la situazione emotiva dei malati oncologici è ancora più complessa, perchè all’ansia per il loro percorso relativo alla malattia si aggiunge quella per il rischio di contagio da coronavirus – spiega Rossana Berardi, Prof. Ordinario di Oncologia all’Università Politecnica delle Marche e Direttrice della Clinica Oncologica degli Ospedali Riuniti di Ancona – Le situazioni possono essere diverse: ad esempio nei pazienti che sono già lontani dalla diagnosi, la pandemia ha riattivato temi e timori già affrontati in passato, quando si sono confrontati con il sentimento di pericolo legato alla diagnosi di tumore. Diversa è la condizione di chi è all’inizio del percorso oncologico, in cui si cumulano i due diversi traumi: quello della propria malattia e quello legato a ciò che sta accadendo a causa della pandemia. Per questo è importante fornire un supporto psicooncologico specifico che aiuti le persone per le diverse e importanti esigenze. Ed è quello che abbiamo attivato, grazie alla collaborazione con la SOS di Psicologia e al sostegno della Direzione Generale.”
“Siamo sempre più convinti della strada da noi intrapresa – ha detto il Direttore Generale degli Ospedali Riuniti di Ancona Michele Caporossi – che ci vede impegnati in un costante lavoro di miglioramento delle cure, dove il paziente è al centro del nostro lavoro. Il nostro obiettivo – ha proseguito – è quello di migliorare il più possibile la qualità di vita della persona ammalata di tumore e quella dei suoi familiari attraverso un’assistenza ottimale, che non può che essere multidisciplinare dove il supporto psicologico ha un ruolo fondamentale nel percorso di cura.”
Il servizio, sollecitato anche in occasione dell’ultima riunione in videoconferenza di Marcangola – il forum delle associazioni di volontariato che operano in ambito oncologico marchigiano coordinato dalla stessa Berardi e da Renato Bisonni direttore dell’Oncologia di Fermo – vede la collaborazione del Servizio di Psicologia dell’Ospedale e il supporto dell’associazione Loto Onlus.
“La diagnosi oncologica rappresenta uno degli eventi più stressanti che ci si può trovare ad affrontare nel corso della vita: comporta un cambiamento non solo fisico ma anche mentale – spiega Sandra Balboni, presidente di Loto Onlus -, cambia il modo di percepire e sentire il proprio corpo, cambia la percezione che si ha del mondo, cambiano le relazioni sociali e interpersonali. Si tratta di una fase molto delicata e difficile sia per il paziente che per i suoi familiari. La Loto è da sempre molto attenta all’aspetto psicologico delle pazienti, per questo non ha esitato a supportare concretamente l’avvio di questo progetto, fondamentale per poter affrontare con modalità più costruttive la malattia. Il “dolore” psicologico infatti, al pari del dolore fisico, è in tutto e per tutto un parametro vitale da monitorare regolarmente durante il percorso di malattia e di follow-up. La psicologia è dunque necessaria per garantire alla persona malata di tumore e ai suoi familiari una migliore qualità di vita. Un’assistenza ottimale, che è un “dovere” della medicina e dell’oncologia ed è un “diritto” di ogni cittadino.”
“La pandemia, caratterizzata da sentimenti di imprevedibilità e minaccia per la vita – dice la Dottoressa Oriana Papa Responsabile del Servizio di Psicologia Ospedaliera – ha coinvolto anche i nostri pazienti oncologici, così vulnerabili e già duramente colpiti. La SOS di Psicologia Ospedaliera ha dunque deciso, in un clima generale di riorganizzazione di risorse, di accogliere questa priorità e aprire un ambulatorio dedicato alla Psicooncologia nella fase 2 della pandemia. In particolare con i pazienti oncologici diventano fondamentali gli strumenti che lo psicologo ha a disposizione per instaurare una relazione significativa con il proprio paziente e rafforzare il senso di presa in carico totale della persona. L’utilizzo dell’ascolto, dell’empatia, della condivisione della sofferenza permette al malato oncologico di collocare nel setting terapeutico le profonde angosce ed i bisogni suscitati dalla diagnosi di cancro e dai relativi trattamenti medici. Nei confronti dei familiari l’utilizzo degli stessi strumenti facilita la creazione di una alleanza che va a neutralizzare eventuali ostacoli esterni e incontrollabili, e permette invece una coalizione di risorse a favore del processo terapeutico. Il confronto degli operatori medici con la soggettività del malato e dei suoi familiari, di cui lo psicologo si fa portatore all’interno dell’equipe, permette l’instaurarsi di un ambiente terapeutico che tenga conto di tutte le variabili e quindi in grado di migliorare la qualità di vita.”