Una bella cornice di pubblico, con la presenza di tanti giovanissimi, ha assistito al Rossini al musical “Felice sulla corda”, più che altro incentrato sulla vita giovanile di san Giovanni Bosco, in occasione del bicentenario della nascita (Castelnuovo d’Asti 16.8.1815 – Torino 31.1.1888), proclamato santo il primo aprile 1934 da Papa Pio XI. E l’iniziativa dello serata non poteva non partire che dall’Oratorio Salesiano S.Domenico Savio di San Marone, una delle tante strutture che esistono nel mondo che ricordano lo spirito salesiano del santo torinese, da sempre definito “il santo dei giovani”. Un musical con testi e musiche di don Simone Calvani, direttore dell’oratorio salesiano di San Marone, e che ha avuto come protagonisti tanti giovanissimi di quel meraviglioso gruppo del Savio Club. Una serata di musica, di aneddoti, di ricordi dei luoghi, come la cascina dei Becchi di Castelnuovo d’Asti, dove è germogliata la santità di quel ragazzino, rimasto orfano in tenerissima età, in una famiglia povera, illuminata dall’amore di Mamma Margherita, che ha avuto un ruolo importante nella vita religiosa del suo “Giovannino”, andata avanti fra tanti stenti..
Il risultato dello spettacolo, con ingresso gratuito, è stato all’altezza delle aspettative, che erano quelle di fornire un messaggio di allegria e di gioia, e che è stato accolto dai tanti presenti con viva partecipazione.
Un primo momento della serata è stato il saluto portato dal giovane attore maceratese, Simone Riccione, che da giovanissimo ha frequentato l’oratorio salesiano di quella città, e autore del libro “Eccomi. Un’avventura appena iniziata” ed è stato per i più la conoscenza di un giovane che ha tanti talenti da spendere. Poi, il susseguirsi di tanti momenti dei tre atti dello spettacolo, presentato da Maria Meschini e Silvia Catinari, e che ha avuto come protagonisti principali: Daniele Arbuatti, la raffinata Annamaria Conocchioli, Lorenzo Sbrascini, efficace nel ruolo di un operatore tv balbuziente, la brava e spigliata Cecilia Cifola, Riccardo Castignani, l’incontenibile Daniele Wolf, Daniele Laggetta, nell’impegnativo ruolo di Giovanni Bosco e Sara Sabrone, che ha dato voce e grazia a Mamma Margherita.
Una doverosa citazione a tutto il gruppo che ha sostenuto lo spettacolo con canti e balli e cioè, in ordine alfabetico; Claudia Bartolini, Elia Berdini, Chiara Cervellini, Lorenzo Ciarapica, Marta Ciccarelli, Beatrice Ciccioli, Eleonora Ciccioli, Agostino Cifola, Virginia Cifola, Mattia De Luca, Giulia Digifico, Valeria Di Nardo, Lucia Dolce, Alessio Domizi, Eleonora Liguori, Luca Marino, Alessandra Mengoni, Alessandro Morbidoni, Michele Napolitano, Caterina Pezzoni, Giovanni Pezzoni, Davide Sablone, Cecilia Scalabroni, Rebecca Vittotti e Simone Villotti.
Service audio-luci: Fabio Ferraro, Alessandro Ferraro, Maurizio Bonucci e Andrea Cervellini, montaggio video: Elena Catinari e Aurelio Marinelli, musiche di don Simone Calvano, J.G.Ricotti e G. Driussi, coreografia di Antonella, Beatrice Ciccioli, Maria Meschini, Silvia Catinari; costumi della straordinaria Maria Corpetti,, riprese video di Giammario Morosetti. La regia, certamente impegnativa, è stata di Federica Zuczkowski.
Nel corso della serata sono stati più volte espressi i ringraziamenti all’Istituto Sacro Cuore, la Conunità Salesian di Civitanova M., il Comune di Civitanova M., l’Azienda speciale Teatri di Civitanova M., Live Music di M.Mozzoni di Porto Potenza, i Vigili del Fuoco del luogo, i Salesiani Cooperatori, i catechisti A.Garbuglia, F.Mocci, G. Mocci, G. Driussi, S.Dutto, L. Silla, N. Sbrascini, P. Bernacchia.
Della bella serata il ricordo delle parole di Mamma Margherita quando il suo Giovannino si accostò all’età di nove anni alla comunione e al quale disse: “Figlio mio, Dio è diventato il padrone del tuo cuore” e il saluto del parroco di San Marone, don Giovanni Molinari, quando ringraziando tutti per lo spettacolo e in particolar modo il confratello don Simone, ha invitato i presenti a portare a casa il messaggio di gioia e fraternità di Don Bosco e che, in fondo, costituisce una vera e propria lezione di vita (Vittorio De Seriis)