SETTIMANA CORTA ALLA SAN GIOVANNI BOSCO: IL FRONTE DEI SI E DEI NO

Il prossimo anno scolastico ci sarà un cambio di orario all’istituto di Via Regina Elena a Civitanova.
Le lezioni alla scuola elementare di via Saragat si svolgeranno solo dal lunedì al venerdì e dalle 8.05 alle 13.30.
La modifica è stata deliberata dal Consiglio di Istituto il 19 dicembre scorso e le famiglie hanno interpretato il voto come la violazione di un patto stipulato con la scuola all’atto dell’iscrizione.
Al momento dell’iscrizione, infatti, la settimana corta non era opzione contenuta nel piano dell’offerta formativa dell’istituto.
Prima della votazione la dirigente del Regina Elena ha fatto presente la contrarietà di molti genitori ma la proposta dei docenti è andata ugualmente al voto.
Queste le motivazioni dei dirigenti a favore della settimana corta: più razionale gestione del personale scolastico e una più efficiente organizzazione della didattica oltre alla possibilità di dare agli studenti una pausa settimanale di due giorni e un risparmio energetico derivante dalla chiusura del sabato. Alla San Giovanni Bosco 7 i favorevoli, 6 i contrari, 5 le astensioni e dal prossimo anno si lavorerà con la settimana corta: dal lunedì al venerdì i bimbi andranno in classe dalle 8.05 alle 13.30.
Alla Don Milani di Fontespina (11 favorevoli e zero contrari) ci sarà invece un orario settimanale di 29 ore; dalle 8.05 alle 13.05 dal lunedì al venerdì e dalle 8.05 alle 12.05 il sabato.
I genitori contrari faranno valere le loro ragioni anche giuridicamente e lamentano che nessuno ha mai illustrato loro quali sono i vantaggi della settimana corta dal punto di vista educativo.
Le famiglie contrarie, con il nuovo orario, si dovrebbero organizzare sostenendo costi in più derivanti dalla necessità di assumere eventuali baby sitter per quei genitori che il sabato lavorano.
Sul fronte dei si, invece, le rappresentanti di classe Assuntina Avallone e Daniela Ciccolini secondo le quali “non deve passare il messaggio che questa decisione abbia creato una grande ostilità in quanto – sostengono – che sono solo una decina le famiglie contrarie. Forse è mancato un confronto più approfondito, ma il progetto è stato illustrato e spiegato dalle docenti, al punto che anche molti di quelli che paventavano problemi lavorativi alla fine hanno detto che si sarebbero adattati».

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