“Nessun atto dovuto, ma una scelta politica che ora costa cara al Comune.”
Giulio Silenzi e Tommaso Corvatta smentiscono il sindaco Ciarapica in merito alle dichiarazioni rilasciate dopo la sentenza della Corte dei Conti sulla mancata riscossione di circa 375.000 euro di Tari dovuti dall’Asur al Comune di Civitanova. La vicenda ha acceso il dibattito anche sulla decisione dell’amministrazione comunale di costituirsi parte civile sia in primo grado sia in appello nel procedimento, nel quale sia Silenzi che Tommaso Claudio Corvatta sono stati assolti con proscioglimento pieno.
Ciarapica ha definito la costituzione in giudizio “un atto dovuto”, affermando che, di fronte a un presunto danno erariale, l’amministrazione avrebbe cercato – su consiglio legale – di recuperare quei soldi. Tuttavia, questa tesi è infondata, come dimostrano precisi riferimenti normativi. L’articolo 85 della Corte della Giustizia Contabile stabilisce che “Chiunque intenda sostenere le ragioni del pubblico ministero PUÒ intervenire in causa, quando vi ha un interesse qualificato meritevole di tutela”. Dunque, al contrario di quanto sostiene Ciarapica, il Comune non era affatto obbligato a intervenire. Si è trattato di una scelta politica e amministrativa che ora pesa sulle casse comunali, non solo per le spese legali, ma anche per la pesante condanna che obbliga il Comune a pagare le spese processuali di tutti gli assolti, sia in primo che in secondo grado.
Il costo complessivo, per ora, supera i 100.000 euro ed è destinato ad aumentare. Inoltre, i 200.000 euro di cui Ciarapica si vanta di aver recuperato (in realtà 190.000 per il Comune) sarebbero stati comunque riscossi dalla Procura contabile alla fine del procedimento, senza alcuna necessità di intervento dell’amministrazione. L’azione legale promossa dal Comune, dunque, non ha aggiunto nulla al recupero delle somme e si è rivelata non solo superflua, ma anche dannosa, poiché ha comportato una condanna alle spese legali.
Senza l’intervento diretto dell’amministrazione, l’intera somma recuperata sarebbe rimasta a beneficio del Comune. Invece, questa decisione si è rivelata una mossa politica, una vera e propria vendetta sfociata in una “persecuzione” che ha finito per causare un danno economico significativo all’ente pubblico.
Ciarapica e la giunta che ha votato l’atto (Morresi, Carassai, Cognigni, Capponi) hanno anteposto i loro interessi politici a quelli generali dei cittadini, subendo una sconfitta che costerà oltre 100.000 euro. Tanto, alla fine, non sono soldi loro.