Teatro Annibal Caro pieno, per la seconda edizione di Primavera di vita, serata-racconto di ciò che accade dietro le quinte dello sport, abilmente condotta da Andrea Foglia, ideatore di Oltre e curatore del festival Io Desidero, e immersa in una speciale scenografia curata dal Caffè Cerolini. L’atmosfera è stata arricchita dagli intermezzi musicali di Marco Martellini e Gloria Foresi insegnanti del laboratorio Il Palco. Presente anche Michele Peretti per la traduzione nella lingua dei segni.
In primo piano, dunque, il legame ancora poco esplorato tra sport ed emozioni, tra le fragilità e il talento di un campione, ascoltate da un pubblico attento. Storie di vita vera al posto delle fiction e degli attori, raccontate in prima persona da Cristina Abrami, tennista civitanovese, giocatrice di padel ed esperta di sport con la racchetta, Claudio Zimaglia, fisioterapista del campione Novak Djokovic, Luciano Sabbatini, mental coach dell’olimpionico Gianmarco Tamberi, con sorpresa finale del gruppo della Cluana Boxe, con Massimiliano Bruni e Stefano Castellani che hanno fanno conoscere più da vicino i valori di rispetto che sono dietro ad uno sport che tutto vuole essere tranne che foriero di violenza.
A portare i saluti istituzionali, c’erano l’assessore allo Sport Claudio Morresi e l’assessore alla Deelgazione Ermanno Carassai, Maria Luce Centioni presidente dell’Azienda dei Teatri insieme al direttore Paola Recchi e al cda, il consigliere comunale Paola Fontana tra gli organizzatori insieme alla rete sociale Oltre, Associazione Sentinelle del Mattino Aps, Caritas Diocesana di Fermo, del movimento di promozione sociale e culturale Veder Crescere con il Dialogo e dal Palco Laboratorio Musicale.
In apertura di serata, Alessandro Gattafoni, realizzatore dell’iniziativa 125 miglia per un respiro ha annunciato il suo prossimo progetto che lo vedrà impegnato in canoa per 24 ore nello specchio d’acqua cittadino.
“Questo raccontare storie vissute, pensando allo sport come metafora della vita – ha speiegato Foglia, ha un grande valore umano, educativo. Ascoltare il racconto autentico di chi ha vissuto in prima persona esperienze cruciali del proprio passato suscita emozioni, fa riflettere, fa pensare, pone interrogativi, innesca un cercato domino. Coniugando poi teatro, musica e sport, non a caso tre preziosi fattori di protezione sociale per il benessere e per la salute delle nuove generazioni. Coinvolgendo tante persone, tante realtà virtuose della nostra rete sociale Oltre. Espandere l’insieme degli attori sociali e delle relazioni e’ la strada, se abbiamo veramente a cuore il presente e il futuro dei nostri ragazzi, ma anche la nostra personale salute.”
Con Foglia, sul palco Sammy Marcantognini, psicologo dello Sport, psicoterapeuta, consulente di Società, Federazioni, atleti di livello, che ha messo in luce il ruolo del coach, citando Socrate e Marco Aurelio. “L’allievo che non ha percorso da solo almeno metà del cammino non ha appreso nulla, ci ha insegnato uno dei più grandi filosofi di tutti i tempi. Educazione e apprendimento sono processi meravigliosi e naturali dove il coach si deve occupare di fare domande e non di dare risposte”.
La civitanovese Cristina Abrami ha raccontato la sua storia, l’amore per il tennis che l’ha salvata dall’isolamento. “Nello sport la mia sordità è una caratteristica, non un limite – ha detto. La determinazione e l’impegno costante mi fanno crescere ogni giorno, formano la mia persona. Ho raggiunto bei risultati a livello agonistico sia con atleti sordi che non, ma soprattutto ho conosciuto persone ora importanti nella mia vita. Non voglio mai perdere la sensibilità del mio approccio, perché so cosa significa essere dalla parte degli incompresi e quando insegno, cerco di mettere tutti a proprio agio, provando a tirando fuori il massimo con il sorriso”.
Il secondo intervento ha visto protagonista il mental coach Sabbatini che ha evidenziato come l’atleta non possa essere scisso dalla persona, soprattutto nei momenti di difficoltà: ritrovare il “centro” aiuta le ripartenze verso nuovi obiettivi. “La ricerca del risultato è fonte di energia per l’atleta che può però trasformarsi in una ricerca ossessiva della vittoria: in tal caso il rischio è la perdita di contatto con la natura del gioco” – ha spiegato. Il rapporto con l’errore varia da specialità a specialità, l’aspetto più importante è recuperare sempre l’insegnamento che c’è dietro uno sbaglio”.
Terzo illustre ospite Claudio Zimaglia, che ha raccontato le ferite nascoste dietro il percorso professionistico di un atleta. “Problematiche fisiche ed emotive possono influenzarne la crescita e i risultati, che possono includere pressioni esterne e interne, come aspettative elevate, stress competitivo, infortuni fisici, periodi di cattiva forma e sfide personali. Gli atleti devono affrontare anche la gestione del tempo, il bilanciamento tra allenamento, competizioni e vita personale, oltre a eventuali ostacoli finanziari o di sponsorizzazione. La vita di un atleta di alto livello può essere intensa e piena di alti e bassi, richiedendo una grande resilienza e determinazione per superare le sfide e raggiungere il successo. Comprendere e gestire questi fattori può essere essenziale per ottimizzare il rendimento e la salute complessiva di un atleta e la sua crescita personale come individuo. Non si tratta solo di essere un atleta, ma anche di sviluppare sé stessi come persona”.
A fine serata l’abbraccio tra narratori e pubblico, sulle note di De Gregori che, nella sua canzone Leva calcistica, ha tradotto in musica proprio il vero significato dell’essere un campione nella vita.