Quattordici anni di carcere per l’omicidio volontario del nonno, commesso con crudeltà ma con l’attenuante della seminfermità mentale. Questa la sentenza del Gup di Ancona a carico di Mattia Morganti, 32 anni.
L’11 novembre 2015 l’uomo uccise a coltellate e martellate il nonno, Giuseppe Manoni, 74 anni, a Corinaldo. Un delitto che sarebbe maturato nella mente dell’imputato, affetto da disturbi di tipo paranoide, perché riteneva che il nonno ostacolasse le sue richieste di aiuto economico anche nei confronti della cerchia dei familiari. Ridotto in fin di vita dai colpi subiti alla testa e al corpo, Manoni rimase in coma fino alla primavera dell’anno seguente. Sembrava essersi ripreso, ma nel maggio successivo le sue condizioni precipitarono per un’emorragia.
L’anziano morì il 26 maggio 2015. Una prima perizia aveva riconosciuto la completa infermità mentale di Morganti. L’esito peritale era stato però parzialmente ribaltato da un’altra relazione chiesta dal pm, che aveva chiesto una condanna all’ergastolo.